ROMA Da ieri c’è un patto non scritto tra Forza Italia e l’M5S di Beppe Grillo per sostenere la messa in stato d’accusa del presidente Napolitano. Una convergenza nata intorno alle anticipazioni di un libro del giornalista Alan Friedman in cui si ricostruiscono gli eventi dell’estate 2011 e i colloqui tra il presidente della Repubblica e Mario Monti che nel novembre dello stesso anno avrebbe preso il posto di Berlusconi a palazzo Chigi.
NESSUN COMPLOTTO
Il capo dello Stato in una lettera inviata al Corriere della Sera rivela di aver ricevuto nel suo studio «il professor Monti» più volte nel corso del 2011; respinge le accuse lanciate dal Mattinale, la nota redatta dallo staff di Forza Italia, nega che vi sia stato un complotto ma «fumo, solo fumo». Gli azzurri però insistono: «Di fronte a queste nuove rivelazioni la richiesta di messa in stato d’accusa andrà valutata con maggiore attenzione, non fosse altro come occasione per ricostruire quei mesi», è il commento, glaciale, del senatore Augusto Minzolini, che quell’estate dirigeva il Tg1. Il capogruppo Brunetta giudica «deludenti» le tesi di Napolitano. Dice: «Minimizzare non serve, né eludere le spiegazioni porta lontano: c'è ancora molto da dire e da capire, per esempio, sulla ingiustificata vendita di titoli del debito pubblico italiano». E aggiunge: «Con tutto il rispetto, la lettera di Napolitano alimenta il fumo, non lo dissipa».
ENNESIMA GAZZARRA
Il sostegno al Colle non manca. Arriva innanzitutto dal premier Enrico Letta per il quale è un atto «un vergognoso tentativo di mistificazione». Il Quirinale, è la tesi del presidente del Consiglio, «di fronte a una situazione fuori controllo si attivò «con efficacia e tempestività» per salvare il Paese «ed evitare quel baratro verso il quale lo stavano conducendo le scelte di coloro che in queste ore si scagliano contro il presidente Napolitano». I democratici intonano un coro a più voci. Matteo Renzi difende il presidente della Repubblica, trova«inaccettabile l’attacco di queste ore». Il capogruppo alla Camera Roberto Speranza definisce «una sconcertante ennesima gazzarra» tutto il can can intorno al Colle. Insomma, la maggioranza - compresi ovviamente i montiani di Scelta civica - fa quadrato intorno al Quirinale. «È un'iniziativa che lascia il tempo che trova. Bisognerebbe chiedersi perché queste notizie escono oggi», osserva il ministro per le Riforme Costituzionali, Gaetano Quagliariello. Fabrizio Cicchitto (Ncd), ex azzurro di lungo corso, esclude che vi sia stata una congiura e parla di «una forzatura internazionale» cui fu espressione «il famoso sorriso tra Merkel e Sarkozy». Il ministro ai Trasporti Maurizio Lupi non ha dubbi, «le ricostruzioni interessate del suo operato non possono cancellare ciò che è sempre stato sotto gli occhi di tutti: il suo adoperarsi come uomo delle istituzioni per il bene comune».
A saldarsi, secondo il leader di Centro democratico, Bruno Tabacci sono i fronti «populisti» che vogliono «portare un colpo al cuore delle istituzioni». Fronti che si compongono e si scompongono ma non arretrano. Anzi.
CAMPAGNA ELETTORALE
Le anticipazioni di Friedman spingono il senatore azzurro Lucio Malan, componente del comitato parlamentare che dovrà dire la sua sull’impeachment, a dire che «se domani si arrivasse ad un voto sulla manifesta infondatezza delle richiesta di messa in stato d’accusa il nostro sarebbe un “no”». Vito Crimi, senatore 5 stelle, nonché anche lui componente del comitato per i procedimenti d’accusa, fa notare che ora ci sono nuovi elementi per giudicare e chiede tempo prima delle dichiarazioni di voto. Non tutti i grillini condividono la richiesta di impeachment. Per Adriano Zaccagnini, ex deputato M5S, «i 5 stelle hanno giocato la carta dell'impeachment per iniziare la campagna elettorale, una mossa studiata a tavolino». Ma Crimi insiste: «Cos’altro dobbiamo scoprire perché ora si apra un’indagine? Dobbiamo forse aspettare nuove rivelazioni?»