PESCARA Sotto, in piazza, le lavoratrici precarie dei servizi scolastici tra le bandiere della Cgil. Sopra l'adunata di consiglieri e assessori regionali per una seduta di Consiglio dove un po' tutti avevano la testa da un'altra parte, ieri mattina. Un clima surreale, il contrasto è forte: da una parte l'Abruzzo che morde la crisi, dall'altra quello degli alberghi a 5 stelle e delle bottiglie di Barolo da 95 euro al ristorante con soldi pubblici. Le opposizioni attaccano, la maggioranza fa scudo attorno alla giunta Chiodi e ricorda che nel penale le responsabilità sono individuali: insomma, valutare caso per caso prima di giudicare. Intanto ci sono circa 900 lavoratori provenienti da tutto l'Abruzzo a cui dare una risposta. Sono ex Lsu e addetti delle cooperative di sorveglianza e pulizia delle scuole: rischiano di rimanere senza salario per i tagli del Governo. Il segretario regionale della Cgil, Gianni Di Cesare: «E' come una fabbrica che chiude». Si accalcano, chiedono di entrare le lavoratrici precarie della scuola. Ma carabinieri e polizia fanno filtro. Poi una delegazione sale su e si siede al tavolo con il governatore Gianni Chiodi, il presidente Nazario Pagano e altri consiglieri e assessori.
Più tardi, in aula, l'assemblea approva una risoluzione presentata Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista) e Marinella Sclocco (Pd), a cui aderiscono gli stessi Pagano, Chiodi e l'assessore al Lavoro, Paolo Gatti. Nel documento si chiede tra l'altro di procedere all'approvazione delle proposte di legge che prevedono l'assunzione diretta delle lavoratrici da parte del Miur, accompagnata dai prepensionamenti per chi ne ha i requisiti, e a reperire le risorse finanziarie per garantire la continuità occupazionale a partire dal 1. marzo. In Consiglio si fa in tempo ad approvare anche la norma che salva i posti di lavoro dell'Agenzia sanitaria regionale «ma solo grazie al nostro senso di responsabilità -precisa il capogruppo del Pd, Camillo D'Alessandro- perché ancora una volta la maggioranza non aveva i numeri per proseguire i lavori».