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Data: 12/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Cinque milioni di poveri e tasse record. Allarmanti dati Istat: una famiglia su quattro in grave difficoltà, tasso di disoccupazione giovanile record dal 1977

ROMA Cinque milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, un quarto delle famiglie - 15 milioni di individui - in situazione di disagio economico, disoccupazione giovanile record dal 1977, con due milioni di ragazzi che non studiano e non lavorano. Pressione fiscale al 44,1%, tre punti in più rispetto alla media europea. La sesta edizione di “Noi Italia: 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” a cura dell’Istat, ci descrive in forte difficoltà, anzi in preoccupante regressione sul versante della situazione economica e della coesione sociale, appesantita da ingiustizie e storture. La fotografia dell’Istat è infatti impietosa. Nel 2012 il Pil pro capite è stato di 22.807 euro con rilevanti differenze territoriali e in calo, rispetto al 2011, del 2,8. Si tratta di un dato che risulta inferiore a quello medio dell’Europa a 27. La stessa produttività del lavoro, dopo una sostanziale stabilità nel 2011, nel corso dello scorso anno è diminuita dell’1,2%. Elemento preoccupante è anche quello riguardante l’export, da sempre punto di forza della nostra economia: negli ultimi dieci anni si è ridotta la quota di mercato delle esportazioni italiane sul commercio mondiale dal 4% del 2003 al 2,7 del 2012. È il Nord a reggere col 70% il peso dell’export, al Sud resta solo l’11,9%. Tuttavia è il lavoro a determinare in modo chiaro l’attuale situazione. Nel 2012 sono risultate occupate sei persone su dieci in età 20-64 anni con un forte squilibrio di genere a sfavore delle donne e un marcato squilibrio di oltre venti punti tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno. Il 13,8% dei dipendenti ha un contratto a termine. Il tasso di disoccupazione raggiunge il 10,7%, in confronto all’8,4% di un anno prima. La disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da 12 mesi) interessa il 52,5% dei disoccupati e supera il 54% per la componente femminile. Solo una donna su tre in età dal lavoro nel Sud ha un impiego. Peggio dell’Italia fanno solo Spagna e Grecia. Siamo inoltre al terzo posto dopo Grecia e Bulgaria per quota di neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano (oltre due milioni nel 2012). Una famiglia su 4 ha almeno tre dei nove segni di “deprivazione” che misurano la povertà e quindi non può permettersi una settimana di vacanza lontano da casa né affrontare spese impreviste. Oppure resta indietro con i pagamenti, deve rinunciare a riscaldare adeguatamente la casa o fare un pasto proteico ogni due giorni. Rispetto al 2007 - anno pre-crisi - il dato è cresciuto di oltre dieci punti (era al 14,8%). In compenso la pressione fiscale italiana (44,1%) sfiora il livello di quella svedese (44,7%). La causa di questo dato da record è il decreto Salva Italia e l’introduzione dell’Imu. Oltre Svezia, Danimarca, Belgio e Austria è solo la Francia tra i Paesi più popolosi ad avere un livello di tassazione superiore a quello italiano. Nel nostro Paese infatti tra il 2000 e il 2012 la pressione fiscale è aumentata di quasi tre punti: dal 41,3% al 44,1%. Inoltre l’Italia con 148,6 anziani ogni 100 giovani è il secondo Paese più vecchio d’Europa dopo la Germania (155,8). La regione più anziana è la Liguria, la Campania invece la più giovane.

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