ROMA Il governo è in bilico e l’ipotesi della staffetta Letta-Renzi sembra sempre più vicina. Ma la strada non è in discesa perché il presidente del Consiglio non ha nessuna intenzione di gettare la spugna. E ieri mattina è salito al Quirinale per dire al capo dello Stato che non solo non ha alcuna intenzione di dimettersi ma che ci sono le condizioni per rilanciare il suo governo con un bis: «Nelle prossime ore presenterò la mia proposta di patto di coalizione alle forze politiche che sostengono il governo. E sarà una proposta molto concentrata sui temi economici. Sarà molto convincente e convincerà tutti i partiti, compreso il Pd». Per tranquillizzare i molti parlamentari che non vogliono le elezioni anticipate per paura di non essere rieletti, Letta fa sapere che sul suo programma “Impegno Italia” non ci sarà nessun riferimento al 2014. Il presidente del Consiglio rilancia, ma non fa previsioni sul suo futuro e a chi gli chiede se sarà ancora premier in occasione di Expo 2015, replica secco: «Per scaramanzia non si dà una risposta su questo». E se il rischio di essere costretto a fare un passo indietro si fa sempre più concreto, il premier prova ad esorcizzare lo spettro delle dimissioni con la formula tanto cara ai cattolici : «Agirà la Provvidenza sulla mia sorte personale, l’anno prossimo..., gli anni prossimi, non so». Le parole del premier arrivano al termine di una mattinata che si apre con Renzi che anticipa a domani la direzione del Pd sull’appoggio al governo che si sarebbe dovuta riunire giovedì 20 febbraio. Poi, davanti ai suoi parlamentari, il segretario del Pd fa capire che il tentativo di Letta è arrivato al capolinea: «La batteria del governo è scarica, dobbiamo decidere se va ricaricata o cambiata». E ancora: «Pensate a un videogame. Questa legislatura ha utilizzato il 19% della barra vita e ha davanti a sé l’81%. La buttiamo via? La questione sul tappeto è: questa legislatura è nelle condizioni di utilizzare l’81% del tempo che le rimane per le riforme?». Si chiede il segretario, che lancia un preciso avvertimento a tutti i malpancisti che vorrebbero rivedere l’impianto dell’Italicum: «Se salta la legge elettorale, salta l’Italia...». Ed è per questa ragione che ieri si è deciso di rinviare a martedì prossimo l’approdo in aula della legge elettorale (ufficialmente il rinvio è stato chiesto per dare il tempo di presentare i sub-emendamenti). Quanto al governo, Renzi non dice esplicitamente che sarebbe disposto a prendere il posto di Letta a Palazzo Chigi ma fa capire chiaramente che se glielo chiedessero tutti i partiti che oggi sostengono il governo, non potrebbe tirarsi indietro. Ed è anche per questa ragione che ai parlamentari del Pd prospetta un governo di legislatura che possa completare il cammino delle riforme, magari con l’appoggio di Sel e dei dissidenti del Movimento 5 Stelle. Quel che è certo è che Giorgio Napolitano vuole evitare uno scontro frontale tra Renzi e Letta, magari in Parlamento, ed auspica che i due possano trovare un ragionevole compromesso e sblocchino l’impasse tenendo conto delle esigenze del Paese. Il “Renzi 1”diventa comunque una possibilità concreta e nel Pd parte un lavorio sotterraneo per convincere Letta a fare un passo indietro ed evitare una “conta” che, si può essere certi, lascerebbe molti “feriti” sul campo. Il premier, comunque, non sembra poter contare sull’appoggio della sua maggioranza. Angelino Alfano chiede al Pd di «dire con chiarezza se intende continuare a sostenere il premier» e poi lancia l’affondo: «Se il Pd non dà un’appassionata e sincera disponibilità a rilanciare l’azione di questo governo, la situazione si complica e noi siamo pronti a prendere altre decisioni». Ma il colpo più duro per il premier arriva dal capogruppo di Scelta civica, Andrea Romano: «Auspico che Letta mostri quella generosità che ha sempre dimostrato nella sua carriera politica, favorendo l’apertura di questa nuova fase anche con la messa a disposizione del proprio ruolo».