ABRUZZO. Mayday, mayday.
I due aeroporti abruzzesi, quello di Pescara e quello di Preturo, stanno vivendo in queste ore gravi difficoltà che potrebbero comprometterne lo sviluppo futuro.
Sul fronte pescarese il governo Letta, prima di andare a casa, ha impugnato la norma con cui la Regione avrebbe dovuto finanziare per più di 5 milioni di euro le attività dello scalo.
Non è la prima volta che accade in quanto su impugnativa del governo la Corte Costituzionale, con sentenza n. 69/2013, aveva già dichiarato incostituzionale una analoga norma della stessa Regione con la quale si disponeva un identico finanziamento a favore della Società Saga SpA.
Perseverare è diabolico ma il Governo non perdona.
«Per l'ennesima volta», fa notare il consigliere regionale Maurizio Acerbo, «la motivazione dell'impugnativa è la discutibilissima disciplina europea sugli "aiuti di Stato" che i partiti di centrodestra e centrosinistra hanno colpevolmente sostenuto in sede nazionale ed europea».
Nella delibera del Consiglio dei ministri, si legge: «la legge regionale in esame è censurabile relativamente alla norma contenuta nell'articolo 38, che si pone in contrasto con gli articoli 107 e 108, paragrafo 3 del TFUE, concernenti gli aiuti di Stato, e viola dunque l'articolo 117, comma 1 della Costituzione».
E poi ancora: «l'ammontare dell’agevolazione attribuita all’aeroporto d’Abruzzo, risulta nettamente superiore al massimo consentito (euro 200.000 complessivi in tre esercizi finanziari) entro il quale l’intervento può essere qualificato «de minimis» e conseguentemente sottratto alle procedure di verifica preventiva di pertinenza della Commissione europea».
E tutto questo avviene mentre si rincorrono voci su alcuni tagli, che potrebbero essere solo stagionali e temporanei, della Ryanair: riduzioni in vista, infatti, per il collegamento Pescara- Dusseldorf che la compagnia irlandese sposterà invece all’aeroporto di Perugia.
Non crede nello scalo abruzzese nemmeno la Livingston, acquistata di recente dalla famiglia Toto: la compagnia aerea guarda ad Est ed è pronta a lanciare voli nella stagione estiva (direzione Albania, Kosovo, Macedonia e Russia.). Ma non si partirà dallo scalo pescarese ma dalla vicina Ancona.
PROBLEMI ANCHE A PRETURO
Ma se Atene piange Sparta non ride: sul fronte Preturo, infatti, la situazione è forse ancora più grave.
Lo scalo è gestito dalla società privata Xpress che ha vinto il bando lanciato dal Comune: sul piano di sviluppo privato da mesi sono divampate polemiche e scontri, recentemente la procura della Repubblica aquilana ha aperto un'inchiesta. Nei mesi scorsi ci sono state forti divergenze anche con l' Ente nazionale dell'aviazione civile poi la certificazione Enac per i voli commerciali è arrivata il 25 ottobre 2013. Il 19 dicembre successivo il primo volo, un Ciampino-L'Aquila con 22 passeggeri e qualche intoppo.
Intanto i problemi e le polemiche non mancano: non c'è a oggi una compagnia che ritenga sostenibili tratte di linea dal "Giuliana Tamburro" (come previsto ma il Comune ci crede e stanzia 2,8 milioni per lavori urgenti), i 60 lavoratori sono stati licenziati quasi per metà, la Regione ha bloccato i fondi del bando "Lavorare in Abruzzo 3" per finanziare proprio quelle assunzioni, ci sono forti dubbi sul centro commerciale che dovrebbe sorgere nella zona.
Negli ultimi giorni il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha detto che forse era meglio se lo scalo non fosse mai nato.
Ma proprio sui fondi della Regione ieri un nuovo allarme: gli uffici aquilani si starebbe muovendo infatti per revocare definitivamente gli 800 mila euro elargiti alla Xpress. La Regione contesta il fatto che 10 lavoratori assunti dal gestore non risiedessero in Abruzzo al momento dell’assunzione (novembre 2012): ciò inficerebbe l’articolo 4 del bando creato apposta per incentivare il lavoro dei giovani abruzzesi. Nel mirino della Regione, però, anche la posizione di altri 6 dipendenti che sono stati licenziati quasi subito.
Altri 20 sarebbero stati impiegati fuori regione mentre il bando prevedeva l’occupazione in loco. Ultima nota dolente la fideiussione bancaria richiesta dal bando a garanzia degli investimenti. Gli uffici della Regione sostengono che non sia regolare perché «emessa da un soggetto che non rientra tra quelli elencati all’articolo 107 del Testo unico bancario».
In caso di revoca la società potrebbe tentare il tutto per tutto con un ricorso al Tar.