ROMA C’è un’atmosferia molto poco zen dalle parti del centrodestra. Alfaniani e belusconiani si danno degli idioti a vicenda, si rinfacciano errori del passato e prefigurano reciproci fallimenti del futuro: «Non siamo mai stati così distanti come oggi» dice il numero uno del Nuovo Centrodestra. Così distanti che un’alleanza elettorale data per scontata fino a ieri ora appare, stando alle sue stesse parole, meno certa e meno garantita. La replica? Tutt’altro che signorile: «Ci penserà lo sbarramento del 4 per cento alle elezioni europee a mettere le cose a posto».
LA PROVOCAZIONE DEL CAV
Secondo Alfano, che ieri ha chiuso un’assemblea del proprio partito a Roma, la responsabilità per questo inasprirsi dei toni è di Berlusconi. Il quale l’altro giorno in Sardegna, durante un comizio per le elezioni regionali, s’è scagliato a freddo contro i fuoriusciti del Ncd con le motivazioni che da sempre riserva a chi prende le distanze da lui: «Sono utili idioti al servizio della sinistra». E’ bastata quella frase per mandare su tutte le furie il suo ex delfino: «In Sardegna ho visto un Berlusconi irriconoscibile ai miei occhi, rabbia e rancore non sono stati mai connotati che conoscevo».
Fosse finita lì, la disputa si sarebbe chiusa in un baleno. Inaspettatamente, invece, Alfano fra le ovazioni dei suoi ha continuato a pestare duro. Puntando il dito contro gli «inutili idioti» di cui il Cavaliere si è circondato e che gli hanno fatto perdere lucidità e buone maniere: «A forza di calci e insulti Forza Italia è scesa dal 38 per cento al 22». E ancora: «Siamo stufi di sentire dire sempre le stesse cose. Riconoscano piuttosto gli errori di questi ultimi vent’anni. Doveva essere una sfida di riforme e l’hanno trasformata in una sfida di rancore». E avanti così, fino a mettere in dubbio l’alleanza in caso di elezioni: «Oggi la vedo una cosa molto complessa. E stiano attenti, perché senza di noi non si vince».
EFFETTO SBARRAMENTO
Automatica la levata di scudi sull’altro fronte. Da dove coloro che secondo Alfano vanno annoverati nella schiera degli «inutili idioti» hanno, se possibile, alzato ancor più i toni. Imputando all’ex delfino del Cavaliere un particolare nervosismo «dovuto al fatto che vede traballare le poltrone del suo partito, e in particolare la sua di ministro degli Interni» (Brunetta) o figlio «degli insuccessi che evidentemene gli hanno dato alla testa» (Licia Ronzulli). Senza contare quelli che lo accusano di scarso senso della riconoscenza e gli predicono un futuro disastroso: «Alle elezioni non arriverà al 4 per cento».
Sotto il fuoco dello scontro, cova naturalmente la cenere delle trattative per il nuovo governo che generano diffidenza e sospetti. E poco importa se le le voci di un accordo sottobanco fra Renzi e il Cavaliere per depotenziare, alla lunga, il ruolo dell’Ndc siano state smentite dagli uomini del segretario Pd. Tanto che l’alfaniano Sacconi, a modo suo, ci torna su: «Il Cavaliere se la prende con noi e si esibisce in esagerati apprezzamente per Renzi. Strani giochi».