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Pescara, 25/11/2024
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18/02/2014
Il Centro
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Anche gli artigiani alla protesta antitasse. Si allarga la mobilitazione per chiedere il rilancio della città, per chiedere il rilancio di porto, aeroporto, ferrovie e alta velocità |
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PESCARA Si allarga il fronte della mobilitazione contro il Comune per chiedere il rilancio di porto, aeroporto, ferrovie e alta velocità, un nuovo piano parcheggi e interventi urgenti sulla rete fognaria. Per far sentire con pentole e forchettoni il malcontento delle imprese per le tariffe troppo alte della Tares, per una pressione fiscale che grava sulle piccole attività a conduzione familiare e per ribadire l’opposizione alla chiusura di corso Vittorio Emanuele e la lotta all’abusivismo, giovedì mattina scenderanno in piazza al fianco di Confcommercio e Confesercenti anche gli artigiani, rappresentati da Confartigiani, Confartigianato e Cna, e alcuni rappresentanti della marineria cittadina. La manifestazione delle cinque associazioni che compongono Rete imprese Italia (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti), chiamata simbolicamente “Riapriamo Pescara”, è concepita come una costola locale della più grossa protesta nazionale, in programma oggi a Roma «per esprimere il profondo disagio per le condizioni sempre più difficili in cui le imprese sono costrette a operare e per chiedere una decisa svolta nella politica economica del governo». Come riferisce Dino Lucente, direttore regionale di Casartigiani, solo da Pescara partiranno trenta pullman diretti a piazza del Popolo. Giovedì, invece, il corteo partirà alle 11 da piazza della Repubblica e sfilerà fino a piazza Italia, fermandosi sotto la sede del Comune dove sarà allestito il palco. «Siamo allo stremo», sottolinea Lucente, «nell’ultimo anno le insolvenze sono quadruplicate, i licenziamenti sono all’ordine del giorno ed è diventato impossibile garantire l’accesso al credito anche per quelle imprese considerate in salute». Da 34.500 imprese artigiane abruzzesi iscritte a Casartigiani, nell’ultimo anno si è passati a circa 24.500, rilevando oltre mille cessazioni di attività. A Pescara le imprese iscritte sono circa 8mila, che danno lavoro a 20mila addetti. Di contro si è assistiti a un aumento spropositato delle imposte tra Irap, Ires, Iva, Imu, addizionali comunali e regionali. «Dobbiamo pagare una tassa sull’ombra», lamenta Leila Kechoud, vicepresidente di Confesercenti, «quella per l’occupazione del suolo pubblico, l’obbligo di certificazione dell’impatto sonoro per i motori dei climatizzatori, le tasse di affissione, pubblicità per le vetrine, i bollini casse e caldaie e poi la Siae, Scf e Rai. E’ una chiara scelta politica che avvicina i cittadini ai centri commerciali e alla grande distribuzione». «Le imprese non riescono più a sostenere le spese», aggiunge Luca di Tecco, presidente di Confartigianato, seguito da Carmine Salce, della Cna. «Anche la marineria è morta», protesta Gianni Papponetti, rappresentante di Federpesca, «bisogna sbloccare il piano regolatore portuale e ricominciare un nuovo dragaggio».
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