Gentile Direttore, a L’Aquila l’aeroporto non decolla, per vari motivi, non ultimo la revoca, a seguito di irregolarità, di un finanziamento regionale per l’assunzione di 60 dipendenti; a Pescara un finanziamento di cinque milioni per la ricapitalizzazione dell’Aeroporto d’Abruzzo, già approvato a dicembre dalla regione, viene bocciato dal governo per irregolarità procedurali, e quindi potrebbe configurarsi come un aiuto di Stato non autorizzato. Ma allora i 75 milioni che Poste Italiane hanno versato nelle tasche di Alitalia che cosa sono? La realtà è che non c’è nessun piano per rilanciare la nostra regione in quanto a infrastrutture, la rete ferroviaria segue la sorte degli aeroporti, con il boicottaggio della Sangritana che non potrà entrare a Bologna. La verità è che non abbiamo in Abruzzo una classe politica che ci rappresenti autorevolmente e con la visione giusta per traghettarci fuori dalla crisi. Pasquale Felice, via web
Ogni tanto occorre saper sbattere i pugni sul tavolo: il caso della Sangritana è scandaloso e rappresenta un limite alla libera concorrenza che va a detrimento dei passeggeri abruzzesi. Ma chi è in grado da queste parti di fare la voce grossa? Possibile che non si riesca a mettere in piedi un collegamento ferroviario con Roma degno di questo nome? L'Abruzzo deve fare delle scelte e su quelle puntare senza tentennamenti. Io, che abruzzese non sono, concentrerei gli investimenti su un solo aeroporto (Pescara-Chieti), un porto (Ortona) e rafforzerei il polo universitario aquilano. Bisogna uscire dall'irrilevanza, che genera isolamento e taglia fuori dai grandi finanziamenti, ma ci vogliono amministratori capaci di pensare in grande, senza scivolare nella megalomania: qualche settimana fa a Ortona ho partecipato a un bell'incontro intitolato "La porta dell'est", per discutere delle opportunità di affari che si stanno creando nei Balcani. Ho sentito tanti discorsi interessanti, ma tra questi c'era anche il lamento di un sindaco per l'assenza di un piano regolatore portuale dal 1969. Abbiamo bisogno di amministratori che decidano anche a costo di sfidare il mal di pancia generato dai campanilismi, cercando di trovare la missione giusta per ogni territorio. E, soprattutto, valorizzando le persone che lo meritano, non i soliti amici degli amici di cui si sono infarciti i nostri enti locali negli ultimi decenni. Ma bisogna darsi una mossa, perché tempo non ce n'è più.
Mauro Tedeschini