PESCARA Non era già un bel prendere e il voto sfavorevole della Sardegna ha messo ancor più pressione sulla scelta finale. Oggi alle 16.30 il presidente regionale di Forza Italia, Nazario Pagano sarà a Roma nella sede di piazza San Lorenzo in Lucina per studiare insieme al comitato presieduto da Altero Matteoli il caso Abruzzo insieme ad altri dossier sugli enti locali. «Chiodi è il candidato naturale, non c’è nessuna discussione» ha detto nei giorni scorsi il neo leader abruzzese di Berlusconi e presidente del consiglio regionale. A poca distanza di tempo, il governatore ha ribadito la propria convinzione e la propria fiducia: «Io sono a disposizione degli alleati e l’annuncio della mia morte è stato ampiamente sovrastimato - ha detto Gianni Chiodi citando Mark Twain -. Noi queste elezioni le vinceremo perchè abbiamo governato bene e quindi questo sarà apprezzato dai cittadini. Di chiacchiere ce ne sono troppe nella politica».
Chiodi risponde tra ironia e realtà alle voci che si specchiano nei dubbi circolati a Roma sull’opportunità di confermare quella che a Natale sembrava una candidatura naturale. Invece gli ultimi venti giorni e Rimborsopoli con i rivoli pruriginosi su alberghi e ospiti hanno sollevato la questione in maniera più evidente di quello che il clan locale dei forzisti fa trapelare. Sulla questione, la giornata di ieri ha fatto segnare un sostanziale pareggio. Un lungo articolo sul «Giornale» ha sostenuto la candidatura di Chiodi, il lavoro fatto in cinque anni di legislatura e un castello accusatorio non ritenuto solidissimo. La sconfitta di Cappellacci in Sardegna invece ha allargato la forbice della tensione. Due le ipotesi in ballo: andare avanti con Chiodi serrando le fila, oppure guardarsi intorno ben sapendo che un’alternativa in questo momento avrebbe un peso molto relativo.
Non aiuta anche alzare la testa per scrutare il panorama degli alleati. Per esempio, dal Nuovo Centro Destra trapela poco e quel poco non parla il linguaggio della concordia sulla scelta per la Regione. Qui il fronte addirittura si sdoppia e un peso sulla scelta finale ce l’ha anche la questione-Pescara dove Testa rappresenta un nome ingombrante sugli equilibri da bilancino. Le primarie? Più uno spauracchio che non un’ipotesi reale.