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Data: 18/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
2) Lavoro. Taglio Irap del 10% e contratto a tutele crescenti per gli under 30

ROMA «Non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori». Fedele a questa convinzione espressa nero su bianco nella prima bozza del Jobs Act presentato a gennaio scorso, il piano del lavoro che Renzi e la sua squadra hanno intenzione di varare a marzo si dividerà sostanzialmente in due fasi: la prima si concentrerà su azioni in grado di stimolare la competitività e la produttività delle imprese soprattutto attraverso una riduzione delle imposte sul lavoro e una sforbiciata dei vari adempimenti; la seconda fase riguarderà le regole.
Obiettivi dichiarati: «Fermare l’emorragia di posti di lavoro e poi iniziare a crearne di nuovi; incentivare la voglia di investire dei nostri imprenditori; attrarre capitali stranieri». Insomma accompagnare con provvedimenti mirati la ripresa in arrivo, in modo da massimizzare e anticipare l’impatto positivo sul mercato del lavoro. Usando anche la clava - e non solo ”il cacciavite“ come invece volevano fare Letta e Giovannini - sulla riforma Fornero varata un anno e mezzo fa.
LA SCOSSA

Renzi sa che i primi cento giorni del governo saranno determinanti. I primi provvedimenti dovranno dare una vera scossa. A questo fine sarà essenziale un’azione sinergica tra i ministri dello Sviluppo Economico, dell’Economia e del Lavoro. Al primo toccherà mettere a punto l’elaborazione di piani industriali specifici per sette settori considerati strategici ai fini della creazione di nuovi posti di lavoro: cultura-turismo-agricoltura, made in Italy (dal design alla moda fino all’artigianato), Ict, green economy, nuovo welfare, edilizia, manifattura. Un posto d’onore all’interno dei singoli piani sarà riservato alla diminuzione della bolletta energetica, soprattutto per le piccole imprese, attraverso un taglio dei cosiddetti ”incentivi interrompibili”.
IL CUNEO

Il ministro dell’Economia dovrà trovare le risorse (l’idea resta quella di aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie e utilizzare i risparmi della spending review) per partire subito con un taglio consistente del costo del lavoro senza penalizzare le buste paga dei dipendenti: la promessa che Renzi dovrà onorare sarà la riduzione del 10% dell’Irap. In arrivo anche un pacchetto di circa 4 miliardi tra nuovi incentivi e crediti di imposta per l’assunzione di giovani under 30.
Al nuovo ministro del Lavoro toccherà mettere nuovamente mano alle norme. Renzi ha intenzione di sfoltire (cosa che non riuscì al ministro Fornero) il numero di tipologie contrattuali attualmente esistenti: si è detto che sono 40, ma i contratti utilizzati non arrivano a una ventina e la squadra di Renzi vorrebbe fermarsi a 5 massimo 6. Oltre al tempo indeterminato, resterebbero l’apprendistato (con meno vincoli), il contratto a termine, quello di somministrazione. Per i giovani neo assunti si pensa al contratto di inserimento a tutele crescenti nei primi tre anni. Tra i titoli del Job Act c’è anche l’eliminazione del contratto a tempo indeterminato per tutti i dirigenti pubblici. Per gli ammortizzatori sociali e le politiche attive si pensa a una rivisitazione profonda. C’è l’introduzione dell’assegno universale per tutti coloro che perdono il posto di lavoro (sono ancora circa 5 milioni infatti i lavoratori non coperti da Aspi e mini-Aspi). L’erogazione del sussidio dovrebbe essere gestito da un’Agenzia unica federale (quindi non più l’Inps) che ha anche il compito di coordinare e indirizzare i centri per l’impiego (attualmente gestiti dalle Province), e la formazione. Nel programma anche un nuovo codice del lavoro, comprensibile anche da parte degli investitori stranieri. Nel Job Act non se ne fa cenno, ma è molto probabile che anche il governo Renzi dovrà affrontare il caso esodati.

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