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Pescara, 25/11/2024
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18/02/2014
Il Centro
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No di Barca, l’Economia resta un rebus. L’ex ministro rifiuta, poi “inciampa” in una telefonata della “Zanzara” di un finto Vendola. La squadra ancora in alto mare |
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ROMA È ancora stallo sulla squadra del governo Renzi ma il vero nodo sono la caselle dell’Econonia e della Giustizia. La candidatura di Fabrizio Barca è caduta. L’ex ministro della Coesione territoriale è inciampato in una telefonata del finto Nichi Vendola della Zanzara durante la quale lascia intendere che effettivamente «Graziano» (Delrio?) gli avrebbe chiesto se fosse interessato a far parte del governo per prendere il posto di Fabrizio Saccomanni, ma Barca ammette di aver declinato l’offerta malgrado le forti pressioni ricevute. Cita anche Lucia Annunziata che avrebbe insistito chiedendogli se potesse fargli cambiare idea una telefonata del Presidente, intendendo Napolitano. «Gli ho risposto con un sms: vi prego di non farmi arrivare nessuna telefonata», racconta Barca. Il particolare è confermato da Annunziata. Rispondendo alle domande di quello che pensa sia Vendola, Barca insiste e narra di pressioni ricevute perché accetti la poltronissima, tirando in ballo anche l’editore di Repubblica. «Ho parlato con Graziano e pensavo di averla stoppata questa cosa, poi è iniziata la sarabanda del patron di Repubblica con un forcing di sms attraverso un suo giornalista» racconta Barca al finto leader di Sel. In serata la secca smentita di Carlo De Benedetti. «Da molti anni conosco e stimo Barca, sempre che siano vere le dichiarazioni attribuitegli rimango sbalordito: non lo vedo non lo sento e non scambiamo messaggi da diverso tempo, non capisco pertanto da chi abbia ricevuto queste presunte pressioni a fare il ministro dell’Economia, certo non da me, ho sempre rispettato l’autonomia della politica», precisa De Benedetti. Barca a parte, alla vigilia dell’inizio delle consultazioni torna in auge per la poltrona di superministro economico una rosa di tecnici. Fallito il tentativo di convincere Romano Prodi a far parte della squadra, Renzi vorrebbe puntare su un politico puro per il dicastero chiave del suo governo ma, salvo colpi di scena, i nomi che circolano sono di nuovi tutti di «tecnici» dopo il lungo colloquio tra il presidente incaricato e Giorgio Napolitano. E sono quattro: Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafon ora nel cda di Eni, il bocconiano Guido Tabellini, Lucrezia Reichlin e Pier Carlo Padoan, ex Bankitalia, ora all’Istat. Ieri però qualcuno ipotizzava persino un ritorno di Giuliano Amato. Tutto per aria anche alla Giustizia. Uno dei nomi possibili potrebbe essere quello di un magistrato, Livia Pomodoro dopo i veti in anticipo che ha avuto Michele Vietti, vice presidente del Csm. Incassato il no di Alessandro Baricco, Andrea Guerra e Oscar Farinetti Renzi spera di arruolare Luca Cordero di Montezemolo per un nuovo dicastero del made in Italy che ovviamente accorperebbe anche il Turismo. Al Lavoro circolano i nomi di Guglielmo Epifani, Pietro Ichino e Tito Boeri. Nella rosa anche Irene Tinagli in corsa con Stefania Giannini anche per l’Istruzione. All’Agricoltura potrebbe andare il Pd Ernesto Carbone. E sempre dal Pd arriverebbe anche Maria Elena Boschi, data certa nella rosa con più chanches alle Riforme. Il Nuovo centrodestra dovrebbe avere tre ministri ma dalla collocazione di Angelino Alfano dipenderà tutta la squadra. Se Alfano lascerà il Viminale, cosa per ora assai improbabile, Renzi potrebbe nominare Dario Franceschini al suo posto. Dovrebbero essere confermati Beatrice Lorenzin, alla Salute, e Maurizio Lupi alle Infrastutture. Tutto per aria anche per il ministro dei rapporti con il Parlamento: i nomi che circolano sono quelli di Roberto Giachetti, attuale vicepresidente della Camera e di Lorenzo Guerini, portavoce dell segreteria Pd e fedelissimo di Renzi. Per ora l’unica certezza riguarda Graziano Delrio: sarà l’ex ministro degli Affari regionali il Gianni Letta di Matteo Renzi, il vicepresidente del consiglio che accompagnerà l’avventura del rottamatore a palazzo Chigi.
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