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Pescara, 25/11/2024
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Data: 18/02/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso il voto a Montesilvano - Di Mattia: così la città torna agli speculatori. Dopo 24 ore di silenzio, parla il sindaco sfiduciato da tredici consiglieri: «I cospiratori ricominceranno con gli appalti come hanno sempre fatto»

MONTESILVANO «Un fulmine a ciel sereno». Così ha definito il sindaco di Montesilvano, Attilio Di Mattia, le dimissioni contestuali di tredici componenti il Consiglio comunale che provocano l'immediata decadenza dalle funzioni del primo cittadino, dei suoi assessori e tutti i consiglieri dell'assemblea civica. Per molti, invece è stato semplicemente il naturale epilogo, la cronaca di una morte annunciata per un esecutivo che, in meno di ventiquattro mesi, aveva visto aprirsi molte falle e imbarcare troppa acqua. «Oggi pago un prezzo alto per aver tentato di difendere gli interessi dei montesilvanesi», dice Di Mattia. «Come? Intanto, con l’aver revocato una gara di appalto da 30 milioni di euro, già aggiudicata tra l’altro, per evitare di salassare i miei concittadini con la tassa sui rifiuti. Conoscete un altro sindaco che abbia fatto lo stesso? Non credo. Poi con l’aver tentato di andare a rompere l’attuale sistema monopolistico di smaltimento dei rifiuti con il progetto di Arrow bio che avrebbe creato concorrenza». Proprio quello dei rifiuti è stato uno dei temi più dibattuti: con l'Arrow bio, portato e proposto direttamente da Di Mattia, che in forza del rivoluzionario sistema israeliano (per il quale sono stati pagati finora circa 80mila euro), si è deciso di bloccare la raccolta dei rifiuti porta a porta. «Poi», prosegue l'ormai ex sindaco, «con l’aver chiuso le porte dell’Urbanistica a speculazioni edilizie di cui questa città è stata vittima per anni. Ma non solo, anche per aver attuato una politica di spending review senza guardare in faccia a nessuno, con la volontà di arrivare a votare il bilancio ad aprile con la rivisitazione di tutte le vecchie convenzioni dell’urbanistica approvate negli ultimi dieci anni. Sono stato scansato da tutti i poteri forti che, invece, prima di me, in questa città sguazzavano». Di Mattia si chiede quale sia il progetto dei 13 dimissionari: «Il futuro che hanno in mente i cosiddetti cospiratori, che come carbonari si sono riuniti per sfiduciarmi, qual è? Quello di ricominciare con gli appalti di prima? Quello di riportare gli interessi urbanistici di prima? Quello di gestire le spese e la macchina amministrativa come prima, lasciando un indebitamento che stiamo pagando e continueranno a pagare anche i nostri figli? Quello di tornare a pensare agli interessi di pochi rispetto al bene di tutti, come prima? Hanno fatto di tutto per impedire il cambiamento in atto». Di Mattia non si aspettava di essere pugnalato alle spalle: «Personalmente non posso nascondere l’amarezza per il tradimento della consigliera Comardi e, in particolare, del presidente del Consiglio comunale, Fabio Petricca. Lo consideravo un amico. Sono profondamente deluso per il personaggio che si è rivelato essere». La giunta Di Mattia era stata minata da tempo al suo interno, a partire dalla prematura uscita dalla formazione degli assessori Aliano, Iovine e Di Nicola, passando per la recente rottura con la Comardi di Sel. Nel mezzo, una maggioranza che si è sciolta come neve al sole se si pensa che con l'ingresso di Silli in Consiglio (al posto di Anelli del Movimento 5 Stelle) era in vantaggio 16 a 9. «Anziché parlare delle coltellate altrui», ribattono i consiglieri di Forza Italia, Ottavio De Martinis e Paolo Cilli, «pensi alle tante che lui ha inferto alla città dalla quale è stato assente per mesi e che grazie a lui è balzata agli onori della cronaca per presunto razzismo e box del sesso. Se anziché esibirsi in ridicole autodifese riflettesse su tutto questo, avrebbe esaurienti risposte alle sue domande. Si vanta di aver attuato una politica di spending review quando la sua amministrazione verrà sicuramente ricordata come quella degli inutili contributi, degli incarichi esosi e dello staff presidenziale con un capo di gabinetto da 100mila euro l’anno». Entro la settimana prossima, sarà nominato un commissario prefettizio (dopo il decreto del presidente della Repubblica) che avrà si occuperà della gestione ordinaria fino alle elezioni del 25 maggio.

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