PESCARA Addio sconto sulle tasse: gli abruzzesi tornano a ingrossare le fila dei super tartassati. Il taglio dell’addizionale Irpef e dell’Irap, annunciato nel 2012 con squilli di tromba, rischia infatti di diventare soltanto un ricordo, una parentesi archiviata dal ritorno dell’aliquota secca Irpef dell’1,73%. «C’è qualcosa che non va nel bilancio preventivo 2014 approvato dalla Regione - commenta Paolo Primavera, vice presidente di Confindustria Abruzzo -. Il governatore Chiodi convochi al più presto le parti sociali per studiare dei correttivi». Erano altri tempi quando, scrollatosi di dosso il marchio di «Regione canaglia», l’Abruzzo poteva vantare una riduzione complessiva del 30% delle tasse regionali, frutto dell’accordo stipulato nel 2012 tra sindacati, imprese e Giunta proprio per restituire ai cittadini e alle aziende parte dei balzelli aggiuntivi che erano stati imposti in precedenza all'Abruzzo per coprire il deficit eccessivo dei conti della sanità. L’addizionale Irpef così era stata ridotta dello 0,23% (dall’1,73% all’1,50%) per i redditi fino a 15mila euro e dello 0,11% (dall’1,73% all’1,62%) per quelli dai 15mila ai 28mila euro. La sforbiciata all’Irap era stata dello 0,22% in tutti i settori e dell’1% nel comparto agricolo. Complessivamente vennero redistribuiti quarantadue milioni di euro.
La Cgil all’epoca non firmò il patto, ritenendo che quella era una restituzione a pioggia e meglio sarebbe stato invece concentrare la riduzione sull’Irpef e, in particolare, sulle fasce sociali più deboli. «Quell’accordo del 2012 è rimasto un episodio - commenta adesso il segretario della Uil, Roberto Campo -. Solo per il 2012 infatti abbiamo pagato meno addizionale regionale Irpef, e le imprese hanno versato meno Irap. Solo per il 2012 sono stati introdotti gli scaglioni di reddito. Per il 2013 siamo tornati a pagare tutto e, per quanto riguarda l'addizionale regionale Irpef, con l'aliquota secca dell'1,73%. Per il 2012, siamo stati tra le regioni fiscalmente evolute; dal 2013 siamo tornati tra le regioni tartassate e senza progressività del prelievo. La situazione è purtroppo chiara: siamo tra le sei regioni peggiori d'Italia per il peso dell'addizionale regionale Irpef e per la sua iniquità, perché la paghiamo senza progressività di prelievo». La Uil ha più volte sollecitato la Giunta regionale a rinnovare l'accordo del 2012. «Forse non è arrivata da Roma l'autorizzazione a restituire anche per il 2013 parte delle tasse in eccesso? - chiede Campo -. Se i conti della sanità sono in ordine, perché il presidente Chiodi non ha chiesto a sindacati e associazioni d'impresa di sostenerlo con un documento nel confronto con il Governo come facemmo l'anno scorso?».
Anche la Cgil, per bocca del segretario Gianni Di Cesare, parla di amara sorpresa. «Agli abruzzesi sarà chiesto di metter mano al portafoglio e di pagare più di quanto stiano già facendo - afferma il sindacalista -. Il ministero infatti ha imposto alla Regione di sborsare altri 172 milioni di euro per la sanità. E siccome i soldi in cassa non ci sono, l’ente ha dovuto contrarre a novembre un nuovo mutuo. E i soldi come si prendono? Con le tasse. Per tutto il 2013 il presidente Chiodi in ogni sede ha dichiarato che la sua Giunta aveva ridotto la pressione fiscale. Non è vero. Su questa falsità ha fatto un anno di campagna elettorale».
Mentre Confindustria rinnova l’invito alla Regione a convocare le organizzazioni datoriali e sindacali, la Cgil lancia già una proposta: per le fasce di reddito fino a quindicimila euro sia mantenuta la vecchia aliquota Irpef dell’1,50 per cento. «Nel 2012 c’è stata una riduzione a pioggia delle tasse e adesso si riaumentano a tutti. Così la Regione sbaglia due volte - sostiene Di Cesare -. Non si possono punire tutti i contribuenti, vanno salvaguardate almeno le fasce meno abbienti».
Nell’attesa che la Regione convochi le parti e che faccia chiarezza sulla questione, la Uil intanto ha deciso di avviare un pressing sugli amministratori prossimi venturi. «Presenteremo quanto prima le nostre proposte ai candidati alle elezioni regionali - dice il segretario Roberto Campo -. L’obiettivo è di portare l'Abruzzo, almeno per i redditi 2014, fuori dal girone delle Regioni in cui il fisco è più pesante e più iniquo. Se non per tutti, almeno in favore delle fasce di reddito medio-basse».