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Data: 19/02/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Aeroporto, un pozzo senza fondo. Negli anni finaziamenti pubblici a pioggia per un’opera in bilico

L'AQUILA Un giocattolo costoso, eternamente incompiuto e per di più gestito in maniera illegittima per decenni. E' il ritratto che traccia dell’aeroporto di Preturo l’avvocato del Comune dell’Aquila, Domenico De Nardis, nelle diciotto pagine redatte, nel 2010, per chiedere la nullità del lodo arbitrale del 2009 con cui un collegio di avvocati (Federico Foglietti, presidente, Francesco Camerini e Carla Lettere arbitri) aveva riconosciuto un rimborso di 350mila euro all’Aero Club dell’Aquila. Da un lato l’Amministrazione comunale, che nel 2006 aveva deciso di non prorogare la convenzione con quella che per anni è stata la società di gestione in virtù di una convenzione stipulata nel 1968; dall’altro l’associazione, priva di personalità giuridica, che reclamava il riconoscimento dei costi per opere realizzate su terreni non gravati di uso civico, circa 14 ettari. Un muro contro muro che venne risolto dal Collegio due mesi prima del sisma con una decisione che è stata impugnata dall’Ente e che verrà esaminata il prossimo 4 novembre. Nella convenzione era apposta una clausola di arbitrato rituale per determinare, in caso di disaccordo, l’importo di spese rimborsabili all'Aeroclub a fronte di opere aeroportuali, detratti i contributi ricevuti dal sodalizio. Nell’atto di citazione l’avvocato comunale ricorda come nel corso degli anni la struttura sia stata oggetto di "fortissimi contributi" da parte di Regione, Provincia, Camera di Commercio ed altri enti. Il solo Comune dell’Aquila ha investito sull’infrastruttura «due milioni di euro, di cui solo 600mila nel biennio 1985-2005» e i lavori più consistenti furono realizzati nel 2009 da Anas e Genio Militare in occasione del vertice G8; opere a cui l’Aeroclub non partecipò minimamente sotto il profilo finanziario. Ma il vero colpo di scimitarra arriva con le contestazioni che il legale muove nei confronti dell’Aeroclub, e indirettamente verso quarant’anni di politica aquilana, in relazione alla convenzione per la concessione biennale delle strutture situate nella zona ovest della città. Un accordo che dal 1968 è stato rinnovato in maniera tacita ma secondo l’articolo 44 della legge 729/94 («applicabile ratione temporis alla fattispecie», scrive De Nardis, ovvero alla convenzione in oggetto) «è vietato il rinnovo tacito dei contratti delle pubbliche amministrazioni per la fornitura di beni e servizi, ivi compresi quelli affidati in concessione a soggetti iscritti in appositi albi». Insomma, come scrive in un passaggio successivo, la convenzione tra Comune e Aeroclub sarebbe da considerarsi cessata dal «5 marzo 1970». Da allora sono passati anni, fatti di contributi drenati dall’aerostazione in maniera costante, con amministrazioni e amministratori con casacche diverse. Fino ad arrivare a giorni nostri, con una società di gestione, la Xpress, che stipula un contratto ventennale con il Comune ma non ha una compagnia di linea interessata ad aprire una rotta commerciale da e per L’Aquila, licenzia metà dei dipendenti e si vede revocare il contributo regionale da 880mila euro per le assunzioni per evidenti irregolarità. Dalla nascita dell’aeroporto, insomma, le uniche cose ad essere decollate sono le spese per uno sfizio che la città non può più permettersi.

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