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Pescara, 25/11/2024
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Data: 19/02/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Rimborsopoli d'Abruzzo - Letizia Marinelli: «Pronta a candidarmi». Nell’occhio del ciclone per la notte con Chiodi a spese della Regione, «Con lui non parlo più, non accetto il termine “scappatella”»

Il mio impegno a disposizione di chi vuole cambiare l’approccio alle pari opportunità

PESCARA «Io sono quella che dà problemi. E’ stato sempre così: prima a causa dei miei progetti e dopo grazie a questa storia da caserma». Ci sono un prima, in cui Letizia Marinelli, pescarese di 46 anni, entrava nel suo ufficio della Regione per lavorare a progetti per le pari opportunità, e un dopo in cui è diventata la “donna della stanza 114”, il numero della camera dell’albergo del Sole a Roma con cui è stata con il presidente della Regione Gianni Chiodi raccogliendone le grane: i sospetti su un presunto favoritismo che lei e Chiodi hanno negato e gli insulti sul suo profilo Facebook. Il prossimo anno Marinelli terminerà il suo incarico come consigliera delle pari opportunità, qual è la sua ambizione? «Il mio lavoro», dice, «è un bigliettino da visita per pensare a una candidatura: quella di una persona che ha lavorato e crede in un impegno preso con i cittadini». Marinelli, si vuole candidare? «Sì, fino a ieri non ci avrei mai pensato ma alla luce di quello che mi è successo sto considerando anche questa ipotesi. Ritengo di aver accumulato esperienze legate al saper fare che mi piacerebbe mettere a disposizione della comunità. Ho idee e progetti da voler realizzare ma me ne mancano gli strumenti. Del resto visto che a tutti i partiti politici sta a cuore, a chiacchiere, la questione della doppia preferenza di genere, mi aspetto molti interventi chirurgici, qualora davvero si costringano per legge i nostri legislatori regionali a dover considerare le donne». Con chi si vuole candidare? «Mi piaceva la politica di Gianni Chiodi ma l’aspetto in tema di parità di genere non è stato concretizzato. Mi candiderei con chi se la sente davvero di cambiare le cose per l’Abruzzo ma non solo negli aspetti economici ma per dare un taglio diverso al valore della parola del cittadino: nella costruzione dei programmi elettorali di qualsiasi tipo la questione della rappresentanza di genere, dell’importanza del mondo femminile è sempre stata residuale. Chi vuole davvero cambiare questo approccio avrà il mio impegno». Perché parla al passato, cosa l’ha delusa di Chiodi? «Parlo al passato solo perché ritengo difficoltoso oggi poter organizzare una campagna elettorale con una persona con cui non parlo». Non ha più parlato con il presidente Chiodi? «Per parlare di cosa? Dei progetti che mi hanno bloccato? Oppure del fatto che non c’è stato un organismo di garanzia delle donne che si sia sentito in dovere di difendere una donna?». Quello che è accaduto ha segnato un prima e un dopo nella sua esperienza professionale? «Prima ero emarginata per le posizioni di contrasto e adesso l’emarginazione si è acuita. Prima trovavo degli ostacoli nello svolgimento di un quotidiano importante. Già all’epoca ero vista come una che dava problemi. Un esempio? La posizione presa nei confronti del presidente Guerino Testa che non ha concretizzato il protocollo delle pari opportunità di cui anche lui era stato firmatario». E oggi? «Sono del tutto emarginata, mi stanno facendo fuori da tutto. Dopo quello che è accaduto non ho ricevuto una parola di conforto da parte di alcun esponente del centrodestra. D’altronde la solidarietà è una merce di facile consumo se non comporta impegni concreti: ricevere una telefonata o una stretta di mano che poi si trasforma, appena mi giro, in una considerazione da caserma dimostra quale sia la capacità di capire come vada trattata una donna». Si sente la protagonista di battute da caserma? «Basta leggere il mio profilo Facebook e le considerazioni a cui sono sottoposta». Perché sente di essere stata trattata male? «Nel mio ruolo io combatto gli stereotipi di genere e nella mia vicenda mi sono ritrovata vittima di uno stereotipo di genere: la donna oggetto, quella priva di contenuti, di lavoro e di professionalità». Chiodi ha ritenuto di dire pubblicamente che è stata una “scappatella”. Per lei? «Non rispondo a domande sulla mia vita privata». Quel termine le suona come un’offesa alla donna? «Sì, perché se una donna ha una relazione privata viene etichettata di facili costumi; se l’uomo ha la stessa relazione non viene etichettato allo stesso modo». Dove si sentirebbe più a suo agio: alla Regione, al Comune di Pescara o a Montesilvano? «Non c’è una destinazione precisa a cui penso. Mi sentirei pronta per ogni luogo dove si vogliono concretizzare politiche di pari opportunità, di contrasto alla violenza sulle donne e sui bambini». Si candiderebbe col centrosinistra? «Ho ricevuto un attestato di stima e di vicinanza per il momento difficile che mi è capitato». Crede che avrebbe più consenso maschile o femminile? «Quando una donna deve votare un’altra donna presta un’attenzione maniacale ai titoli, alla preparazione, a tutto. Nei riguardi di un uomo non accade lo stesso e mi dispiace». Quali qualità si dovrebbero apprezzare in lei? «L’impegno, il lavoro e la sincerità».

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