L’audizione davanti al comitato elettorale di Forza Italia, presieduto da Altero Matteoli, non scioglie il nodo delle candidature in Abruzzo. Compresa quella del candidato sindaco di Pescara. Il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, è rientrato ieri dalla missione romana con quello che sperava di sentire: «L’orientamento nazionale è quello di confermare il sindaco uscente». Luigi Albore Mascia si frega le mani. Ma ora cosa accadrà in città, dove l’inquilino del palazzo dirimpettaio, Guerino Testa, non ha alcuna intenzione di recedere di un passo? Ieri è rimasto in Provincia tutto il giorno, andando su è giù con il telefonino rovente in attesa di notizie dalla Capitale: «Non so ancora nulla - dice in serata - ma quello che è accaduto in Sardegna dovrebbe mettere in guardia la mia coalizione. Per vincere occorre essere uniti, e dove si registra un forte distacco dell’elettorato si perde».
Già, ma chi dovrebbe fare il passo indietro? Testa insiste: «Chiamatele primarie, sondaggio, consultazione popolare. È giusto che la parola vada agli elettori». Forza Italia chiede invece il blocco alle primarie.
Il presidente uscente della Provincia ci spera: andare subito alla conta per mettere a confronto la sua popolarità con quella dell’ex compagno di partito Albore Mascia, dopo lo strappo nel Pdl che ha portato l’uno tra le braccia di Angelino Alfano e l’altro di Berlusconi. Nel 2009 fu chiesto proprio a Testa di fare un passo indietro per lasciare il posto all’ex sfidante di Luciano D’Alfonso nella corsa a Palazzo di città. Lui obbedì. Uscì di scena da una partita che non si preannunciava certo tra le più difficili dopo il terremoto giudiziario che aveva travolto la giunta D’Alfonso, per imbarcarsi nella sfida durissima della Provincia dove il centrosinistra regnava incontrastato da 25 anni. E la vinse. Ora è Testa a chiedere alla coalizione di centrodestra che gli venga restituito quel gesto di generosità. Altrimenti non è detto che il famoso discorso di squadra che lui stesso continua a promuovere con insistenza: uniti si vince, non vada a farsi benedire e che il presidente uscente della Provincia non decida comunque di sfidare tutti alle urne con una propria lista civica. In questo caso, con il M5S dato abbondantemente a due cifre, la partita per il sindaco si deciderebbe inevitabilmente al secondo turno. Dove tutto, come si sa, può accadere vista anche l’eccessiva frammentazione dei partiti che fanno riferimento all’elettorato moderato.