MONTESILVANO Era un fiume in piena Attilio Di Mattia, l’ormai ex sindaco di Montesilvano, quando ieri mattina si è presentato nella sala consiliare del Comune per spiegare le sue ragioni riguardo a quello che lui stesso ha definito un «accoltellamento alle spalle» ovvero la contestuale dimissione di 13 componenti del consiglio comunale che ha portato alla decadenza dell’assise civica, della giunta comunale e del sindaco stesso. Tra coloro che hanno cospirato contro Di Mattia anche i transfughi Deborah Comardi, Carlo Tereo de Landerset, Lorenzo Silli e il presidente del consiglio comunale Fabio Petricca. Contro questo atto, Di Mattia, senza il suo solito aplomb, annuncia un possibile ricorso: «Stiamo valutando con gli avvocati su quanto accaduto, c’è da attendersi un ricorso. Ci sono più profili di illegittimità e in particolare per quanto riguarda l’atto presentato. Soggetti che non sono in grado di esprimere meglio la propria volontà, non sono in grado di amministrare. La prima verità», dichiara un infervorato Di Mattia, «è che sono stato tradito, ma non solo io, insieme a me anche la città e la comunità di Montesilvano. Questo tradimento è stato confezionato di domenica mattina da consiglieri regionali, soggetti politici provinciali che nulla hanno a che fare con Montesilvano, che non hanno mai speso un euro su Montesilvano e che sicuramente non hanno mai fatto l’interesse della città. Questo tradimento è stato consumato da un notaio, tra un prosecco e un pasticcino. È stato consumato per interessi che non hanno a che fare con Montesilvano, ma con altri». L’ex primo cittadino contesta poi il fatto che la causa sia stata la tassa di soggiorno: «È stata solo una scusante, questa gente mente sapendo di mentire, la tassa di soggiorno era nelle mie linee programmatiche votate da tutto il consiglio comunale dopo riunioni e conclavi. La tassa di soggiorno è la copertura per la cospirazione che, come una bomba a orologeria, ha bloccato il nostro progetto che stava cozzando con interessi particolari come l’urbanistica, settore nel quale avevo detto di rimettere mano a tutti gli oneri concessori, come la rivoluzione dei rifiuti dove abbiamo tolto un appalto da trenta milioni di euro, come il forno crematorio, e gli affitti che pagava il Comune». Poi Di Mattia fa un chiaro riferimento alla Comardi e a Petricca: «Sono stato accoltellato alle spalle da due soggetti politici che non si erano candidati con noi ma stavano con il sottoscritto solo per entrare in consiglio e mettere in difficoltà giorno per giorno questa amministrazione. Che è caduta perché una consigliera eletta in Sel, con tutto il suo entourage e un padre ingombrante (l’architetto Aurelio Colangelo, ndc) ha consumato questo golpe. E poi dal presidente del consiglio, la seconda carica istituzionale più importante, qui ci sono dei contorni sui quali lavorerò, è una schifezza». «Non mi sento una traditrice», risponde Comardi, «in quanto sono uscita dalla maggioranza fin dal mese di novembre non partecipando alla votazione del bilancio. Poi, ho pubblicamente chiesto al sindaco di dimettersi quando ho appreso della volontà di istituire la tassa di soggiorno. Infine, ho preso le distanze da Sel non riconoscendo il ruolo e la figura dell’assessore Rosa Pagliuca che è rientrata in giunta a metà gennaio. Il sindaco sapeva benissimo che ero una consigliera dell'opposizione e coerentemente ho votato contro tutte le delibere proposte dall’amministrazione Di Mattia». «La tassa di soggiorno», evidenzia Ottavio De Martinis di Forza Italia in una lettera a Di Mattia, «non è una scusa, sarebbe stato il tuo colpo di grazia inferto a una città che tu non hai mai dimostrato di amare, una città dalla quale non hai avuto problemi ad allontanarti durante il tuo mandato, una città che non merita più di soffrire». Daniele Scorrano del Pd ricorda come qualcuno avesse detto «questi non andranno lontano»: «Purtroppo ci sono riusciti». Nel frattempo si guarda già al voto e il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci, non escludendo la ricandidatura di Di Mattia, chiude alle primarie: non c’è più tempo.