Più che una rosa di candidati è un ingorgo. Sono sette i competitor alle primarie del centrosinistra per la corsa a sindaco. Marco Alessandrini, Moreno Di Pietrantonio, Enrico Paolini e Antonio Blasioli del Pd; Gianni Cordova per Il coraggio di cambiare; Gianni Teodoro dell’omonima lista e Giorgio D’Amico, di Socialismo e democrazia.
Limitare la sfida ai primi due classificati del sondaggio era stata la soluzione auspicata nel Pd dalla segretaria di federazione Francesca Ciafardini, proposta che però non ha trovato condivisione e alla fine in via Lungaterno sud sono stati costretti a fare buon viso di fronte alle ambizioni dei singoli. Difficile ma non impossibile che lo scenario possa mutare prima o dopo il 9 marzo, giorno in cui il popolo di centrosinistra si esprimerà sui sette. Insiste sull’esigenza di trovare una figura unitaria Renato Ranieri di Fli-Liberali per Pescara, posizione condivisa anche dal leader del partito, Daniele Toto. Ranieri ha raccolto le firme utili per partecipare alle primarie ma ha poi ritirato la candidatura «per favorire una riflessione generale su un’aggregazione che vada oltre la pura disfida numerica e le ambizioni personali, che ponga l’accento su una riflessione politica di programma e di contenuti». Il rischio paventato da più parti è ben sintetizzato da Vittoria D’Incecco, deputata Pd che alle primarie ha rinunciato proprio per favorire una convergenza su un nome forte. «Purtroppo c’è chi vuole bene al partito e chi invece pensa, beninteso legittimamente, di potercela fare e non rinuncia a correre - ha detto D’Incecco -. Il sondaggio aveva dato indicazioni chiare su chi avrebbe avuto più chance di successo (Alessandrini e proprio la D’Incecco, ndr) ma i candidati ritengono evidentemente che le primarie, strumento diverso dal sondaggio, possa dar loro maggiori soddisfazioni. Il timore è quello di una frammentazione del voto che impedirà un’affermazione netta. Interventi da Roma? No, le primarie sono dirimenti. Spero solo - ha aggiunto - che il risultato venga rispettato e ci sia coesione nel sostenere il candidato sindaco designato, senza veleni». Ma chissà che alla fine non rispunti proprio il suo nome. E’ inoltre probabile, visti i movimenti, che da qui al 9 marzo possa esserci un qualche ritiro tra i competitor, frutto di accordi strategici.
Chi ha bruciato le tappe è stato Moreno Di Pietrantonio che ieri ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie («ho portato 800 firme, ho vito un grande coinvolgimento» - e oggi alle 19 inaugura con una festa la sede del comitato elettorale con sei vetrine su via Fabrizi. «Pescara riparte è il mio slogan - ha spiegato il capogruppo Pd in Comune - perché dopo i cinque anni del sindaco Mascia la città è ferma: porto, aeroporto, turismo e commercio sono al palo, non solo a causa della crisi, e vanno rilanciati con grandi eventi. Lo stesso vale per l’edilizia». Di Pietrantonio ha toccato temi a lui più cari per esperienza politica (porto, turismo e commercio, appunto) ma anche per vocazione, come il sociale, il welfare. Al suo fianco ieri Giacomo Cuzzi e l’amico Nino D’Annunzio. C’è stato il saluto del segretario regionale Silvio Paolucci e del neo vice Gianluca Fusilli. «Il sondaggio mi ha indicato come la figura più popolare del Pd pescarese, specie tra gli elettori dai 18 ai 35 anni - ha voluto precisare Di Pietrantonio - e questo premia il mio lavoro svolto in questi anni per la città e per i giovani».