PESCARA. «Grazie a persone come Domenico Troilo, pronte a sacrificarsi per la libertà, il nostro Paese ha riconquistato la democrazia». Sono le parole di cordoglio di Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, che il vice comandante della Brigata Maiella aveva incontrato due volte, nel 2005 e nel 2006, sempre nella stessa giornata: il 21 aprile, ricorrenza della liberazione della città, nella quale entrarono per primi, assieme ai soldati del secondo corpo d'armata polacco, i partigiani abruzzesi. «Troilo è stato un instancabile testimone della lotta per la liberazione del paese dal fascismo e dal nazismo» ha detto Cofferati. «Proprio l'anno scorso è stato ospite della nostra città per parlare con le ragazze e i ragazzi delle scuole, insieme con gli ultimi sopravvissuti della Brigata. A lui» ha sottolineato il sindaco «andrà sempre la nostra riconoscenza e il nostro affetto, insieme alla tristezza di non averlo con noi, come avremmo voluto, quando, tra qualche settimana, ricorderemo la Liberazione di Bologna e dedicheremo alla Brigata Maiella un giardino nel quartiere Savena. Sono certo» ha concluso Cofferati, «che i valori che Domenico Troilo ha contribuito a trasmettere con la sua testimonianza non verranno mai dimenticati». La decisione di intitolare un parco ai patrioti abruzzesi, già cittadini onorari di Bologna, era stata annunciata dal primo cittadino nell' aprile del 2006, dopo le sollecitazioni del sindacato dei pensionati Spi Cgil, che aveva partecipato a una iniziativa di ricostruzione della marcia dei partigiani abruzzesi. Di quella giornata memorabile, il 21 aprile 1945, così aveva raccontato Troilo in una delle sue ultime interviste, nel settembre scorso: «Arrivammo in città dalla via Emilia di mattina presto. Ai tedeschi, accerchiati, perché da Firenze procedevano gli americani, non restò che scappare. A mezzogiorno arrivammo in contro, tutti i bolognesi uscirono per strada e ci fu una grande festa». Per Troilo cominciava la fine di una marcia gloriosa che non avrebbe mai voluto intraprendere: «Io sono stato sempre un anti-guerriero» diceva. «La guerra non serve a niente, e per creare uomini di pace occorre che gli uomini si abituino a ragionare, e non a mostrare i muscoli. Qualsiasi guerra va conclusa con una pace». (m.r.t.)