PESCARA «Scusate, ma voi chi rappresentate?». Non l'avesse mai detto: l’assessore al bilancio e ai tributi del Comune di Pescara, Massimo Filippello, dopo un secondo d’orologio è stato investito dalla furia dei manifestanti in sala consiliare. Insulti, minacce fino a sfiorare lo scontro fisico, tant'è che è dovuta intervenire la Digos, altrimenti sarebbe finita male. E sì che l'assessore ne aveva sentite di tutti i colori già la settimana scorsa in occasione dell’incontro del popolo dei "No Tares". Allora ci si fermò agli insulti, stavolta è mancato un niente per scatenare la rissa. Gianni Santilli, assessore al commercio che già mercoledì sera alla Circoscrizione Castellamare aveva avuto un burrascoso faccia a faccia con i cittadini sul caso del mercato di piazza Duca degli Abruzzi, ieri è sbiancato alle parole di Filippello e gli è scappato dalle labbra un eloquente commento: «Incredibile, ma che è impazzito?». I circa 300 commercianti erano arrivati sotto il Municipio e l'incontro con i politici non era previsto. Poi si è affacciato Santilli ed è nata l'idea di essere ricevuti dal sindaco. Santilli è andato a parlare con Luigi Albore Mascia, che si è detto sì disposto all’incontro, ma solo di una delegazione. Alla fine si è deciso di salire in sala consiliare e di delegare i rappresentanti delle singole associazioni di categoria. «Vogliamo il sindaco, perché non viene?», hanno iniziato a urlare alcuni. «Il sindaco vi aspetta nel suo ufficio», ha ribadito Santilli, che poi ha cominciato a sorbirrsi gli attacchi di Ezio Ardizzi, Gianni Taucci, Dino Lucente, Carmine Salce, Piero Galasso e degli altri. Ce l'avevano con l'Amministrazione di centrodestra («che abbiamo votato cinque anni fa», era il coro ricorrente) per tanti motivi e per la Tares soprattutto. A un certo punto Santilli ha pensato di farsi promotore di un'operazione trasparenza chiamando l'assessore competente: chi meglio di Filippello avrebbe potuto spiegare il criterio con il quale è stata applicata la Tares sulle attività commerciali? Poco dopo è arrivato Filippello che, serafico, ha ascoltato l'intervento di un ristoratore che gli ha chiesto espressamente: «Ci spiega perché da un anno all'altro, la Tares è passata da 9 euro a 33 euro al metro quadro?». Anziché rispondere, l'assessore se n'è uscito col fatidico: «Scusate, ma voi chi rappresentate?», nonostante avesse davanti 300 disperati con le bandiere delle rispettive associazioni, che eloquentemente spiegavano anche al più disincantato chi erano, che stavano facendo, perché e per chi. Se l'avesse fatto apposta non avrebbe ottenuto una reazione peggiore, gli esasperati l'hanno interpretata come una provocazione e non ci hanno visto più. «Chi rappresentiamo noi?» è stato il primo urlo; «chi rappresenti tu, piuttosto», è stato il secondo, prima che la valanga si abbattesse su Filippello. Una donna ha tentato di scavalcare il tavolo dietro il quale l'assessore è rimasto letteralmente impietrito dalla reazione, incredulo per tanta rabbia: un autentico pesce fuor d'acqua mentre tutto intorno divampava l'incendio. Santilli ha recuperato un po' di presenza di spirito e ha provato a calmare gli animi, ma non sarebbe bastato se non fossero intervenuti gli agenti della Digos, con autorità e buon senso. E il sindaco Mascia? Non s'è fatto vedere, è rimasto ad aspettare nel suo ufficio, ma invano, perché nel frattempo i manifestanti sciamavano fuori sacramentando al suo indirizzo e a quello di una Giunta che, hanno ribadito in coro, «nel 2009 abbiamo votato e che non rivoteremo più». Se il sindaco uscente candidato al bis si è eclissato, il sindaco aspirante Guerino Testa, rivale nello stesso schieramento, si è fatto vedere insieme al fido Alfredo Cremonese e a parecchi esponenti del Pd. Da Marco Alessandrini che ha debuttato nel corteo di protesta dopo l'investitura datagli dal sondaggio, a Camillo D'Angelo, ad Antonio Blasioli e Vincenzo Dogali dell'Udc-Popolari per l'Italia. Ai consiglieri che c'erano e a quelli ce non c'erano, Ezio Ardizzi ha ripetuto l'appello «a fare un gesto di responsabilità: dimettetevi in blocco e mandate a casa con un mese e mezzo di anticipo questi amministratori, prima che combinino altri pasticci». Appello che i «responsabili» hanno preso alla lettera, tant'è che nel pomeriggio hanno cominciato la raccolta firme per le dimissioni: ne servono 22 per far decadere il Consiglio. Che il modello-Montesilvano abbia fatto scuola? Lo scopriremo solo votando.