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Pescara, 24/11/2024
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21/02/2014
Il Centro
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Commercianti, la protesta finisce in rissa. Solo 300 in piazza, poi urla e rabbia nei confronti dell’assessore ai Tributi, Filippello: vergogna, dovete andare a casa |
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Cinque anni fa abbiamo votato Mascia adesso non capiamo perché non ci riceva PESCARA Schiumano di rabbia e scandiscono la parola “vergogna” tra gli applausi della piazza riempita di 300 rappresentanti delle imprese cittadine strozzate dalle tasse. Poi salgono di corsa le scale del Municipio e chiedono ostinatamente di incontrare il sindaco. La tensione è nell’aria: di fronte all’ennesimo rifiuto e a quella che interpretano come una provocazione dell’assessore ai Tributi, Massimo Filippello, danno sfogo all’ultimo brandello di una disperazione covata per mesi ed esplosa, quasi per caso, nella sala consiliare affollata di bandiere delle cinque associazioni di categoria e di striscioni con la scritta “Riapriamo Pescara”. «Siete dei ladri, dovete andare a casa», si alza in piedi un commerciante portando la mano destra alla bocca. La miccia si accende e si autoalimenta. Uno dopo l’altro i piccoli imprenditori che, ieri mattina, hanno preso parte alla manifestazione indetta da Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confartigianato e Casartigiani si scagliano contro i rappresentanti politici a cui, cinque anni fa, hanno dato il loro voto. E’ un boato di voci e parole sovrapposte, mescolate a insulti più o meno indistinti. Ci è mancato veramente poco che la marcia di protesta sfociasse nella più classica delle risse tra i cittadini da un lato e gli unici esponenti della maggioranza accorsi ad ascoltare il grido di dolore dei commercianti: gli assessori Gianni Santilli (commercio) e Massimo Filippello. Un corteo partito alle 11 da piazza della Repubblica e andato avanti lungo corso Vittorio Emanuele, sfilando tra le transenne dei cantieri e le vetrine dei negozi con i manifesti listati a lutto econ i cartelli con le scritte “Vendesi” e “Affittasi” sulle serrande chiuse. Tra le fila del serpentone, accanto ai presidenti delle associazioni aderenti a Rete imprese Italia, anche alcuni politici dell’opposizione: i candidati alle primarie del centrosinistra Marco Alessandrini ed Antonio Blasioli e i consiglieri comunali Camillo D’Angelo, Alberto Balducci, Vincenzo Dogali e Maurizio Acerbo. Grande assente il sindaco Luigi Albore Mascia, che aveva già espresso la sua contrarietà a una manifestazione definita «strumentale» e che non ha voluto confrontarsi con la calca dei 300 piccoli imprenditori accorsi in piazza Italia, davanti al palazzo del municipio. Il primo cittadino si è limitato a chiedere, per bocca dell’assessore Santilli, un incontro a porte chiuse con una delegazione. «Siamo venuti qui senza armi né fucili», risponde una donna alla richiesta di una riunione con pochi intimi. «Non capisco perché Mascia non voglia parlarci. Cinque anni fa l’ho votato e adesso voglio una spiegazione». I cittadini sono con lei: non fanno marcia indietro, ma si trincerano nella sala consiliare. Tra i diversi temi che hanno fatto montare la protesta delle imprese – piano parcheggi, aliquote Tares, lavori di riqualificazione di corso Vittorio Emanuele, progetto della duna, porto e aeroporto, strade dissestate e abusivismo edilizio – quello che sta più a cuore ai proprietari delle attività è l’aumento della tassa sui rifiuti, lievitata fino al 300 per cento rispetto allo scorso anno. «Vogliamo sapere la vostra opinione sulla Tares e se avete firmato la delibera», domanda Roberto Chiavaroli. Sono le 13,10 quando nella sala consiliare spunta l’assessore Filippello, attirando su di sé i fischi e gli sberleffi dei rappresentanti del mondo delle imprese. «Vorrei sapere perché siete qui e chi rappresentate», arriva a dire. Ma non fa in tempo a finire la frase che la rabbia esplode. Urla, spintoni, parole forti . «E’ una provocazione», commentano alcuni i manifestanti. Attimi di tensione: si teme la rissa, ma i più coraggiosi si precipitano a separare le due ali della folla. Una donna scoppia a piangere. Cinque minuti dopo, i 300 commercianti e artigiani vanno via. La sala consiliare si svuota e di nuovo si riempie la piazza. Ma non c’è tempo per una nuova protesta. «La misura è colma e siamo solo all’inizio», riesce a dire il direttore di Confcommercio, Walter Recinella prima di andare via.
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