L’AQUILA «Ritengo che le dichiarazioni della dottoressa Capasso siano inattendibili». Così il vicesindaco Nicola Trifuoggi, ex procuratore dell’Aquila e Pescara, sulla presa di posizione del magistrato della Dna Olga Capasso che è stata per circa tre anni distaccata all’Aquila per rafforzare la squadra della Procura soprattutto nella prevenzione sulle infiltrazioni mafiose. Nella relazione annuale 2013 della Direzione nazionale antimafia «Sulle attività svolte dal procuratore nazionale Antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia», la Capasso ha scritto tra le altre cose che le infiltrazioni sono congelate con le organizzazioni malavitose che sono andate via visto che non ci sono più i soldi e che la città dorme tra le macerie visto che la ricostruzione pubblica è ferma, in atto c’è solo quella privata. «Quando ho letto la relazione della Capasso sono rimasto stupefatto in quanto le sue dichiarazioni certificano che l’esercizio di tutte le politiche di controllo e repressione della Direzionale Investigativa Antimafia è fallito», ha continuato Trifuoggi. «Ma siccome so che la Procura Distrettuale Antimafia e le altre istituzioni hanno lavorato bene, ritengo inattendibile la Capasso». Il fatto che la presenza della mafia è congelata e che torna quando ci saranno i soldi? «Ripeto: se fosse vero ci si dovrebbe chiedere che cosa hanno fatto finora le istituzioni preposte, i vari commissari, i comitati e tutte le forze dell’ordine», ha spiegato ancora il vicesindaco». «Naturalmente non ci sentiamo accusati visto che il Comune non ha la competenza della repressione delle infiltrazioni», ha spiegato ancora Trifuoggi. «Anche l’accusa di un blocco della ricostruzione pubblica è inesatta perché i tempi sono più lunghi e inoltre ci sono i ricorsi che possono allungarli ulteriormente». Fin qui la replica del vicesindaco alla sua ex collega che pure ha un ruolo di prim’ordine ormai da tanti anni nelle indagini contro le mafie. Nel periodo in cui è stata all’Aquila si è anche occupata, insieme all’ex procuratore Alfredo Rossini, morto due anni fa, dell’inchiesta su presunte irregolarita nell’affidamento di appalti post-terremoto che vedeva inizialmente indagati Denis Verdini all’epoca dei fatti coordinatore di Forza Italia e l’imprenditore Riccardo Fusi. L’indagine su un presunto tentativo di abuso di ufficio fu archiviata.