PESCARA «La politica non c'entra. La mia è una battaglia per le famiglie». Mette le mani avanti Davide Vannoni, anche per non creare equivoci o false aspettative visto che il padre del metodo Stamina si è presentato a Pescara per il lancio del movimento di Daniele Toto, Abruzzo Liberal, in un appuntamento politico che aveva poco a che fare con un congresso scientifico e con il caso di Noemi, la bimba di Guardiagrele malata di atrofia muscolare a cui è stato negato il trattamento con le cellule staminali. Ma fino a un certo punto, perché prima che sul palco dell'Aurum si materializzasse Luciano D'Alfonso, Vannoni è tornato sulle accuse lanciate al governatore Gianni Chiodi, che in veste di commissario della Sanità aveva negato il sostegno della Regione alle cure sperimentali a cui Noemi avrebbe dovuto sottoporsi nel centro specializzato di Brescia, e questo dopo che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, aveva dato lo stop al metodo Stamina in attesa del pronunciamento di una commissione scientifica da istituire presso lo stesso ministero.
«NOEMI ORA ASPETTERA’ IL 2023»
Così, conversando con i giornalisti a margine dell'incontro di ieri, Vannoni è tornato sull'episodio più recente: «Ho polemizzato con Chiodi dopo aver letto una sua dichiarazione in cui faceva marcia indietro rispetto agli impegni assunti. Mi ha un po' sorpreso, perché due giorni prima il consigliere Emilio Nasuti mi aveva detto un'altra cosa. Ora per la piccola Noemi c'è da aspettare il 2023 per il trattamento». Il presidente di Stamina Foundation va poi al cuore della questione: «Ci sono 180 persone abbandonate da un anno in attesa di cura. Nel frattempo dieci bambini sono morti». Vannoni insiste: «Oggi viene negata una libertà fondamentale che tocca profondamente le famiglie. Un atto di crudeltà che uno Stato civile non può permettere». Quanto ai nodi da sciogliere per venire fuori da questa paralisi: «Siamo di fronte ad un conflitto del diritto con lo Stato. Un cortocircuito dovuto alla confusione creata attorno a tre aspetti mescolati insieme ma che in realtà rappresentano tre cose diverse: le cure compassionevoli, la ricerca scientifica, la sperimentazione farmaceutica». Problema di interpretazione, sembra di capire: «Questa lista d’attesa -spiega Vannoni- si è trasformata in una lista di morte. Tutto parte da una legge europea bloccata che ha trasformato le cellule in farmaci. Così oggi tutto si è fermato, tranne le malattie».
Arriva D'Alfonso e la domanda è d'obbligo: lei cosa avrebbe fatto al posto di Chiodi? Risposta secca: «Argomento delicato, che deve essere oggetto di attenzione della comunità scientifica».