Delrio anticipa che per tagliare l’Irpef si pensa di ritoccare l’aliquota del 12,5%. Palazzo Chigi: «Nessuna nuova imposta,
soltanto una rimodulazione delle rendite»
ROMA E’ l’aumento della tassazione su Bot e Btp una delle prime iniziative che il governo sta progettando per finanziare parte del piano taglia-tasse su famiglie a basso reddito e imprese. Ne ha parlato ieri il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, spiegando su Rai3 che «se una signora anziana ha messo da parte 100 mila euro non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute». In serata però Palazzo Chigi ha precisato: non è prevista nessuna nuova tassa, l’orizzonte del governo è quello di una riduzione della pressione fiscale attraverso una rimodulazione delle rendite finanziarie e delle tasse sul lavoro».
Occorre dire che l’innalzamento impositivo sulle rendite finanziarie è espressamente indicato nel Jobs Act di Matteo Renzi. Ma gli economisti vicini al neo premier, finora, avevano fatto riferimento ai prodotti più strettamente speculativi (attualmente tassati al 20%) e non ai titoli di Stato (la cui aliquota è ferma al 12,5%). Quello prefigurato dall’esponente di governo è dunque un salto di qualità importante. Che nasce dalla necessità di fare cassa alla svelta per tagliare l’Irpef, l’Irap e il cuneo fiscale. Servono almeno 12-13 miliardi per un triplo intervento che incida davvero sulle tasche dei cittadini e delle aziende e sono necessarie coperture certe e robuste. L’idea di base è portare l’attuale aliquota sui capital gains dal 20% al 23%, in linea con la media dei Paesi Ue. Una manovra che farebbe incassare circa 1,5 miliardi di euro. Un buon bottino ma insufficiente, evidentemente. Di qui l’idea di intervenire sui titoli del Tesoro per cercare di raddoppiare il gettito.
LE INCOGNITE
L’operazione ha però molte incognite. Per rifinanziare il suo debito pubblico, entro la fine del 2014 il Tesoro metterà all’asta circa 400 miliardi di titoli di Stato. E’ chiaro che con un aumento della tassazione Via XX Settembre dovrà aumentare i rendimenti offerti. Il rischio, dunque, è che un aumento della tassazione possa appesantire gli interessi sul debito riducendo le entrate aggiuntive. Serviranno alcuni giorni affinché le cose sia più chiare. Il ministro Pier Carlo Padoan sta preparando una due diligence sui conti pubblici. Ma quel che appare certo è che gran parte delle speranze di Palazzo Chigi di ricavare le coperture necessarie per tagliare le tasse sono legate alla riduzione della spesa pubblica. «Intendiamo seriamente aumentare il taglio del cuneo fiscale. Pensiamo di ricavare risorse in parte dalla spending review, in parte da operazioni industriali e dal rientro dei capitali» ha spiegato Delrio. Queste ultime due operazioni citate dal braccio destro di Renzi (la prima delle quali si riferisce alla privatizzazione di Poste) non sono però strutturali a differenza invece dei risparmi della spending review. Su questo fronte le aspettative sono enormi. Carlo Cottarelli, che guida i 25 tavoli di lavoro, ha messo a punto un dossier che prevede energici interventi sulla Pa. E sulla scrivania dell’ex ministro Saccomanni era stata recapitata nei giorni scorsi una valutazione tecnica che stimava, solo per il 2014, potenziali risparmi di spesa compresi tra 5 e 8 miliardi. Se davvero così fosse, il desiderio del governo di tagliare il fisco avrebbe contorni meno incerti. Michele Di Branco