Sì al bonus maturità e alla riforma della scuola media, ni alla tecnologia e al ciclo breve di studi, no ai concorsoni. È arrivata a viale Trastevere da qualche ora, ma il ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, ha già un’idea precisa della scuola che verrà. Anche sfidando a viso aperto gli errori del passato, come il famigerato bonus maturità, introdotto dal ministro Francesco Profumo sotto il governo Monti e poi cancellato dal nuovo titolare del dicastero, Maria Chiara Carrozza, il giorno stesso in cui circa 100 mila studenti partecipavano ai test di accesso per 10 mila posti nella facoltà di Medicina: «Non era il bonus maturità in sé, ma il fatto di aver cambiato le regole in corso, ad aver scatenato il putiferio. Che la carriera scolastica conti per me è importante, lo studente non deve andare all’università vergine, ignorando tutto quello che ha fatto prima: il voto di maturità non è altro che la sintesi che uno ha fatto nei precedenti anni di carriera scolastica, quindi deve esserci, bisogna valutarlo insieme a tutte le altre cose che gli vengono richieste nell’esame di selezione». Per quest’anno, difficilmente rivedremo il bonus in azione, visto che il bando per i test di accesso alle facoltà a numero chiuso, previsti per aprile, è ormai già stato pubblicato. Ma qualcosa potrebbe cambiare dall’anno prossimo, governo permettendo.
NI AI LICEI BREVI - Cambio di corsa, quindi? Sembra proprio di sì. Anche la sperimentazione del ciclo breve (4 anni anziché cinque) che la Carrozza aveva lanciato in cinque licei e che contava di estendere a tutte le scuole superiori, lascia piuttosto tiepidina il nuovo ministro. «Non sono contraria a continuare la sperimentazione ma non sono un’entusiasta sostenitrice dell’idea che eliminare un anno alle scuole superiori sia la carta vincente. Piuttosto, penso che abbiamo tre cicli di scuola, due funzionano molto bene, uno, quello intermedio, molto meno. La scuola media inferiore è quella che ha bisogno di maggiore attenzione», sottolinea Giannini. Prefigurando così una riforma del ciclo intermedio, pardon , una rivisitazione, visto che la parola «riforma» le evoca «grandi e lunghi processi» che si attirano critiche e polemiche.
I CONCORSONI? PIU’ PROBLEMI CHE SOLUZIONI - Ma questo non significa che i progetti non siano ambiziosi: da brava riformista, l’ex segretario di Scelta civica boccia anche i concorsoni alla Profumo: «Così come sono stati fatti hanno creato più problemi che soluzioni - sostiene - tra ricorsi, procedure sbagliate, riformulazioni». E come si reclutano allora, gli insegnanti? «Le scuole, come strutture pubbliche che devono rendere conto delle scelte che fanno, possono prendere delle decisioni e assumere chi credono, e poi in base a queste scelte essere valutate: dobbiamo trovare gli strumenti giusti per attuarlo». E i 120 mila precari che pure la Commissione europea ci ha rimproverato? «È una situazione drammatica - dice Giannini -. La conosco bene perché ho amici cinquantenni ancora in attesa di supplenze. Ma si può curare il male antico introducendo sistemi per non rigenerarlo».
MOLTA VALUTAZIONE, POCA TECNOLOGIA - Una vera rivoluzione, dunque, quella che immagina il nuovo ministro, in cui gli istituti scolastici hanno sempre più autonomia, la valutazione acquisisce un valore importantissimo - «l’Invalsi ha pregi e difetti ma va sviluppato e migliorato» - e la tecnologia invece sbiadisce: «È una priorità non sostitutiva», spiega e, a costo di sembrare datata, ammette: «Ho l’idea che se spariscono i libri non va bene, deve esserci anche un contatto con la dimensione cartacea della cultura».
Che le gatte da pelare che la aspettano al varco siano tante lo sa bene: è ancora fresco il ricordo del prelievo dei 150 euro in busta paga degli insegnanti, scongiurato in zona Cesarini da Carrozza e Saccomanni, che non si erano parlati sull’argomento. «Chiamerò spesso Padoan e parleremo di tutto in Consiglio dei ministri, che sarà il luogo dell’integrazione: bisogna evitare che i ministri restino nel loro isolamento», assicura. Con la speranza che la nuova tegola in arrivo non faccia male: a marzo dovrebbe partire il prelievo sullo stipendio degli Ata (i collaboratori scolastici) per compensi dati erroneamente, secondo il ministero dell’Economia. «Sono appena arrivata, so del problema e lo affronterò. Datemi tempo, ho tante idee e buona volontà, ma non tutte le soluzioni».