La convocazione è per le 16,30 di oggi a Roma. Il comitato elettorale nazionale del centrodestra, presieduto dall’ex ministro Matteoli, torna a riunirsi per definire, si spera in maniera definitiva, la candidatura a sindaco per Pescara. Luigi Albore Mascia ha dalla sua il criterio che Forza Italia vorrebbe imporre ovunque, quello cioè della riconferma degli uscenti, ma col trascorrere dei giorni è montato nei suoi confronti un fuoco di sbarramento, alimentato in primis da Ncd che preme affinché la scelta cada sul più quotato Guerino Testa. Quest’ultimo ha mandato ieri un segnale fortissimo, facendo tappezzare la città di manifesti 6 per 3. «Un modo per dire ai pescaresi che ci sono anch’io e che sono pronto a mettere la mia esperienza di politico e amministratore a disposizione della coalizione, poi vedremo per fare cosa» ha detto Testa, attento ad evitare scivoloni: nessun simbolo di partiti di centrodestra, neppure quello di Ncd, compare sul manifesto studiato ed elaborato dalla Mirus di Michele Russo. Una dichiarazione d’amore per la città, quella di Testa: «Noi che amiamo Pescara», recita lo slogan. Il presidente di Palazzo dei marmi è immortalato su uno sfondo di colore biancazzurro con un grande cuore: un inno alla pescaresità e al tempo stesso un invito, stile chi mi ama mi segua, rivolto ai suoi concittadini.
Un passo significativo, quello di Testa, di cui Matteoli oggi non potrà non tenere conto. Forti perplessità sul nome di Mascia, del resto, sono state espresse anche dall’Udc, che con Licio Di Biase ieri ha inviato al sindaco un segnale di rottura restituendo la delega al recupero e alla valorizzazione del patrimonio storico della città. In poche righe Di Biase rimprovera al sindaco impegni disattesi e promesse inevase: per il parco a Colle del Telegrafo, per il recupero del teatro Michetti e del circolo Aternino, per il mosaico romano. Nette anche le divergenze di visione sul futuro teatro.
Via via il clima di sfiducia nei confronti di Mascia ha contagiato anche Fratelli d’Italia, che l’altro ieri con Roberto Petri ha suggerito di ricorrere alle primarie: non è costume del centrodestra utilizzare questo strumento - caro invece allo schieramento opposto -, ma portare ventimila persone al voto a metà marzo non sarebbe un problema per una struttura solida come quella che il centrodestra può vantare a Pescara.
«Se non ci sarà accordo vorrà dire che faremo le primarie nel giorno delle elezioni» aveva dichiarato lo stesso Testa, pronto a una sfida all’ultimo voto (disgiunto) tra lui e Mascia. Difficile che si arrivi a uno strappo irricucibile che spianerebbe la strada per il ballottaggio ad altre forze, Cinquestelle in testa. Un lusso che il centrodestra nuo può permettersi, ecco perché Matteoli cercherà di salvare Mascia. La senatrice Federica Chiavaroli, leader Ncd, è consapevole di questo e perciò ha mandato un ultimo avviso a Forza Italia: «Ottenere il candidato sindaco per Pescara è l’unica nostra richiesta avanzata al tavolo nazionale - ha spiegato -, scelta che, ne siamo certi, darebbe un contributo più robusto anche a Chiodi per la Regione». Lo scontro fossilizzato su Mascia e Testa potrebbe però riservare una terza via che alle primarie avrebbe il nome di Carlo Masci: perché è sostenuto da una lista forte (Pescara futura), perché diventare sindaco è un obiettivo che lui ha sempre coltivato e rincorso; infine perché nella coalizione c’è chi avrebbe buon gioco a toglierlo dalla competizione regionale.