PESCARA E a pochi giorni dalla firma del decreto del presidente della giunta regionale Gianni Chiodi, che ha dato il via allo svolgimento del referendum, promosso dal comitato presieduto dal consigliere regionale Carlo Costantini, sulla Grande Pescara - il quale si terrà, insieme alle elezioni amministrative ed europee, il prossimo 25 maggio, nei Comuni interessati (Pescara, Montesilvano e Spoltore) -, sono arrivate le indicazioni dei candidati sindaci di tutte le forze politiche in campo del Comune più grande coinvolto nella fusione. Dopo Spoltore, che ha detto «no» all’unione con Pescara e Montesilvano, attraverso il sindaco Luciano Di Lorito e alcuni membri di maggioranza e opposizione del consiglio comunale, sono arrivati anche i «no» dalla maggior parte degli aspiranti primi cittadini di Pescara, con una spaccatura a destra che perdura anche su questa consultazione. Per il sindaco Luigi Albore Mascia, ricandidato da Forza Italia, la «Grande Pescara» non s’ha fare; mentre per il presidente della Provincia Guerino Testa, probabile candidato del Nuovo centrodestra, con alcuni distinguo, sì. La coalizione di centrosinistra invece è compatta per il «no», se si esclude Gianni Cordova, uno dei candidati alle primarie, che si presenterà con una lista civica, «Il coraggio di cambiare». Per il Movimento 5 Stelle, il possibile candidato sindaco, Enrica Sabatini, la cui ufficializzazione dovrebbe avvenire stasera nel corso dell’assemblea dei pentastellati, ha preferito non pronunciarsi. «Io sono favorevole allo strumento referendario in sé», ha chiarito subito Albore Mascia. «Nell'occasione non lo sono, perché si svolge insieme alle amministrative e alle europee: nel merito, poi, ho molte perplessità nel creare aree vaste. Si rispettino i campanili. Sono invece d’accordo», spiega, «sull’accorpamento dei servizi tra le tre città, a partire dalla polizia municipale». Diversa la posizione di Testa, che si rifà a un popolare videogioco per chiarirla. «Io sono favorevole alla realizzazione di una grande città. Ovvero, dico sì, a patto che però non si riveli un Pac-Man», riflette riferendosi a un pupazzetto della Namco che in un labirinto divorava tutti i puntini, «un qualcosa dove il più grande mangia il più piccolo. E un allargamento potrebbe essere un’ottima occasione per attrarre maggiori finanziamenti, sempre preservando le tradizioni di ciascuno. Pertanto, sono favorevole alla messa insieme delle tre città, se però non si risolve in una mera sommatoria». «Questa annessione la vedo improbabile», risponde uno dei candidati alle primarie del centrosinistra, il capogruppo del Partito democratico al consiglio comunale Moreno Di Pietrantonio. «Io propendo per un’unificazione dei servizi e per un’istituzionalizzazione di un’area che veda insieme le tre città, ma anche con Chieti e Francavilla. E tutto questo lo si può fare con le leggi già in vigore». Analoga la posizione di un altro candidato alle primarie del centrosinistra. «Io sono fermamente contrario all’unione», sottolinea Gianni Teodoro. «Pescara è già una grande città e perciò sarei del parere di optare per un’unione dei servizi, come quelli della Polizia municipale, della nettezza urbana e di quelli relativi al sociale». Dubbi sull’efficacia di un trait-d’union ne ha anche Marco Alessandrini, anch'egli candidato alle primarie del centrosinistra. «Sull’argomento ho un dossier, che però non ho ancora letto. Ma nutro delle perplessità sulla fusione. A mio avviso», continua Alessandrini, «se vogliamo contare di più, non dobbiamo guardare alla grandezza, ma alle funzioni. E per questo dovremmo rivolgerci alle Marche e alle Puglie, sia per quanto riguarda il potenziamento dell’aeroporto sia per quello delle ferrovie». Idem per il quarto competitor alle primarie, Antonio Blasioli. «Il referendum sulla Grande Pescara a mio avviso è stato impostato solo sull'aspetto della grandezza di una città. Pescara è già una città vasta dell'Adriatico», aggiunge il consigliere comunale Pd, «e conurbata con i comuni limitrofi. Unire Pescara, Montesilvano e Spoltore porterebbe a meno di quello che è già oggi, anche se sotto stendardi diversi». «Sono favorevole a una Pescara più ampia», evidenzia invece Gianni Cordova, presentatosi alle primarie come rappresentante del volontariato, «perché è importante creare un ambito comune, vista anche la ristrettezza: nel giro di pochi chilometri, nell’area si passa subito dalla provincia di Teramo a quella di Chieti. E poi bisogna integrarsi con l’hinterland». Il «no» arriva anche da Giorgio D’Amico, segretario nazionale di Socialismo e democrazia, e candidato alle primarie. «La fusione non ha alcun valore né pratico, né scientifico. Io sono per un’area metropolitana che vada da Francavilla a Città Sant’Angelo».