ROMA «Voglio ancora metà e metà e ne voglio almeno uno in meno di quelli di Enrico Letta». Matteo Renzi è stato perentorio e telegrafico con Graziano Delrio e Lorenzo Guerini che da quarantott’ore lavorano al dossier dei sottosegretari e viceministri. Decriptando il premier, significa che metà saranno uomini e metà saranno donne, esattamente come la squadra di governo. E che al massimo saranno 46, visto che Letta ne aveva nominati 47 tra viceministri e sottosegretari. «Voglio molti under quaranta, ma anche gente competente dato che vanno sostenuti i ministri giovani o inesperti», è stata l’altra indicazione del premier. Le nomine dovrebbero scattare questo pomeriggio, o al massimo domani mattina: Matteo vuole fare in fretta, gli appetiti crescono di ora in ora. Soprattutto quelli dei parlamentari sudisti e del Nuovo centrodestra (Ncd) che rivendica più posti.
Rispetto ai nomi in circolazione lunedì, non mancano le sorprese. E non mancano perché dal Quirinale è arrivato qualche suggerimento. Il primo è garantire continuità per la delicata delega dei Servizi segreti e quindi sparisce in quella casella il renziano Luca Lotti (che andrà alla presidenza del Consiglio) e viene confermato Marco Minniti (Pd). Una conferma potrebbe scattare anche per l’importante delega all’Europa, dove Napolitano vedrebbe bene la permanenza di Enzo Moavero. Ma Renzi si batte per mettere il “suo” Sandro Gozi. In calo, invece, le quotazioni di Mario Mauro. L’ex ministro e leader dei Popolari per l’Italia (Ppi) dovrebbe però essere ricompensato con la ricca delega alla Coesione territoriale (gestisce i miliardi europei), per la quale si battono anche il pd Emanuele Fiano (in alternativa gli Interni) e il socialista Riccardo Nencini.
Il Colle si sarebbe fatto sentire pure per favorire lo sbarco di Enrico Morando (Pd) nel ruolo di viceministro all’Economia. Ma qui i democrat sono già numerosi: c’è l’esperto Pier Paolo Baretta e c’è il possibile arrivo del renziano Angelo Rughetti; mentre il montiano Benedetto Della Vedova, dato per sicuro fino a ieri, dovrebbe traslocare al Lavoro. In corsa per la delega al Mezzogiorno, il centrista Giuseppe De Mita (nipote di Ciriaco). Epurato invece Alberto Giorgetti (Ncd).
Piccola rivoluzione alla Giustizia. Enrico Costa (Ncd) è dato come viceministro, così lascerebbe il posto di capogruppo a Nunzia De Girolamo. Sottosegretari dovrebbero essere Beppe Lumia (Pd, in lizza anche per gli Interni) e il centrista Roberto Rao. New entry di peso allo Sviluppo con un incarico di viceministro a Bruno Tabacci e riconferme per Carlo Calenda (Sc), Simona Vicari (Ncd), Claudio De Vincenti (tecnico).
LA VALANGA RENZIANA
Prevista un’infornata di renziani. Eugenio Giani da Firenze si candida allo Sport; Lotti, Matteo Richetti e Rughetti dovrebbero fare squadra con il premier a palazzo Chigi, prendendo le deleghe dei ministeri rottamati. Conferma sicura per Erasmo de Angelis alle Infrastrutture e un posto sempre lì anche per Pier Francesco Maran (assessore ai Trasporti di Milano). Il dipartimento economico di palazzo Chigi verrà affidato dal premier a Yoram Gutgeld.
Derby in casa democrat per l’importante delega all’Editoria dove potrebbe sbarcare Antonello Giacomelli o restare Giovanni Legnini. Da raccontare poi l’ingorgo rosa per l’Istruzione, dove per un posto lottano Francesca Puglisi, Manuela Ghizzoni e Mariangela Bastico. Tutte del Pd. Ivan Scalfarotto (sempre Pd) è infine dato alle Pari opportunità. Di 46-45 sottosegretari, ben 25 saranno infatti in quota democrat.