Siamo davvero al grido: “il più pulito c’ha la rogna!”. L’Abruzzo è devastato sotto ogni punto di vista e si accinge a vivere una campagna elettorale surreale nella quale, invece di discutere di come risolvere i problemi immensi delle famiglie e del tessuto produttivo, c’è il rischio di impantanarsi a disquisire su chi sia il candidato presidente meno ladro, meno corrotto, meno lubrico, meno compromesso, meno ricattabile.
L’anomalia Abruzzo, da oggi, è sotto gli occhi dell’Italia intera (nonché sulla scrivania del segretario del PD Matteo Renzi) in quanto la prima pagina de “Il Fatto Quotidiano” del 26 febbraio 2014 riserva un riquadro con foto a Luciano D’Alfonso, con il titolo non invidiabile di “la vita a scrocco (e cash) del candidato PD”.
Ci sono tutti i segnali per essere preoccupati. Ma andiamo per ordine.
1) Il 30 agosto 2012 Luciano D’Alfonso rilasciava un’intervista a tutta pagina all’adorante quotidiano Il Centro (http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2012/08/30/news/d-alfonso-se-mi-assolvono-mi-candido-alla-regione-1.5614459), pronunciando una frase chiarissima: «Aspetto la sentenza del processo per presunte tangenti. Se andrà bene parlerò con il partito della mia candidatura alla Regione».
Il Fatto Quotidiano del 26.02.2014 - prima pagina con Luciano D'Alfonso
Prima pagina de Il Fatto Quotidiano del 26.02.2014
2) L’11 febbraio 2013 Luciano D’Alfonso veniva assolto e prescritto nel processo “Housework”. Tutti i giornali locali magnificano l’innocenza dell’ex sindaco di Pescara, ma nessuno (nessuno!) fa notare come lo stesso abbia incassato due prescrizioni per reati molto gravi che nella sentenza vengono indicati come “integrati”, e quindi commessi. Coro unanime di approvazione per l’assoluzione.
3) Il 19 febbraio 2013 chi scrive segnalava, in totale solitudine, l’incompatibilità sostanziale fra la fibra morale di D’Alfonso e il ruolo di governatore (http://www.iduepunti.it/francia/19_febbraio_2013/appunti-la-divinizzazione-di-luciano-dalfonso).
4) Il 4 giugno 2013 il sottoscritto, sempre in totale solitudine, dava la notizia della prescrizione con lettura delle motivazioni contenute nella sentenza “Housework” (http://www.iduepunti.it/francia/4_giugno_2013/clamoroso-luciano-d%E2%80%99alfonso-non-%C3%A8-stato-assolto), denunciando pubblicamente il fatto che “nessun giornalista ha avuto l’onestà intellettuale, il coraggio, la capacità di dire semplicemente la verità”. Nello stesso articolo, mentre domandavo “sino a quando la verità clamorosamente significativa per il futuro politico dell’Abruzzo potesse essere sottaciuta”, constatavo come “D’Alfonso goda di una immunità di carattere religioso che impedisce qualsiasi critica, quantunque gravissima e fondatissima”.
5) L’1 gennaio 2014, sull’appena nato Fatto Teramano, tornavo sulla questione (http://www.ilfattoteramano.com/2014/01/01/clamoroso-luciano-dalfonso-non-potra-essere-candidato-dal-pd-alla-presidenza-della-regione-abruzzo/) sostenendo che il PD non potesse candidare D’Alfonso alla presidenza dell’Abruzzo per coerenza con la linea adottata in Sardegna, laddove il partito aveva preteso il ritiro della candidata vincitrice delle primarie a seguito dell’inchiesta penale avviata a suo carico per l’utilizzo dei fondi regionali (scelta azzeccata all’esito della vittoria del PD alle elezioni regionali sarde del 16 febbraio scorso).
In quella occasione continuavo a meravigliarmi del fatto “che nessun giornalista abruzzese abbia sottolineato la gravità della questione che avrebbe meritato un gigantesco rilievo. Possibile che D’Alfonso sia così potente ed intoccabile da essere divenuto non criticabile? Possibile che meriti un silenzio stampa sulle sue zone d’ombra? Possibile che gli stessi avversari politici (esclusa Forza Italia che ha a capo un pregiudicato) tacciano? Possibile che nessuno abbia avuto l’onestà intellettuale, il coraggio, la capacità di dire semplicemente la verità?”.
6) Ribadisco oggi, ancora in perfetta solitudine, che:
– è stato accertato che Luciano D’Alfonso abbia commesso il reato di finanziamento illecito al partito politico “La Margherita” (pag. 195 della sentenza ‘Housework’: “il reato sub S bis è integrato, quand’anche estinto per intervenuta prescrizione”);
– è stata dichiarata l’avvenuta prescrizione per le gravi imputazioni di corruzione per l’esercizio della funzione e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (“i reati sono estinti per intervenuta prescrizione”).
7) Rinnovo ancora le medesime domande: perché D’Alfonso non ha rinunciato alle prescrizioni? Sarebbe stato un gesto necessario per chi – come lui – ancora pretende di calcare la scena pubblica ed aspira a governare l’Abruzzo. E perché nessuno (men che meno il PD/PDL) gli ha chiesto né gli chiede di rinunciare alle prescrizioni?
8) È altresì necessario introdurre nel dibattito pubblico ulteriori interrogativi di primaria importanza: è possibile che i panni sporchi della politica locale si debbano lavare su una testata giornalistica nazionale come “Il Fatto Quotidiano”, nel silenzio generale della classe giornalistica abruzzese? È ammissibile che nessun organo di informazione locale abbia l’autonomia e l’indipendenza per non occultare le notizie concernenti i guai di D’Alfonso? È accettabile che tutti i media regionali tacciano indecorosamente sulla vicenda? È plausibile che si formi una opinione pubblica consapevole se i cittadini vengono estromessi dalla possibilità di informarsi correttamente?
Ed infine, ultimi quesiti di importanza capitale:
– gli abruzzesi meritano di dover subire quella che si annuncia come la più squallida delle campagne elettorali, nella quale i problemi reali degli abruzzesi verranno sistematicamente pretermessi per dibattere del livello di moralità del candidato di centrodestra e di quello di centrosinistra? Per misurare la disonestà dell’uno e dell’altro? Per valutare quale dei contendenti sia il meno peggio?
– gli abruzzesi meritano ancora di dover subire l’onta di rischiare di eleggere nuovamente un Presidente che già dal giorno dopo l’investitura rischia di essere azzoppato per via giudiziaria (sia Chiodi per le inchieste in corso, sia D’Alfonso per l’appello del processo “Housework”)?
– Il Partito Democratico è consapevole che, dopo l’articolo di oggi a tutta pagina sul Fatto Quotidiano, l’impero mediatico che fa capo a Berlusconi si scatenerà contro D’Alfonso evidenziandone in ogni sede l’impresentabilità, in modo da far emergere il candidato presidente del centrodestra (chiunque esso sia)?
– Matteo Renzi, dopo la vittoria in Sardegna all’insegna della pulizia morale, può permettersi l’appannamento dell’immagine della propria segreteria, appannamento che subirebbe senza dubbio a livello nazionale avallando la candidatura di D’Alfonso?
Le parole di Paolo Borsellino restano emblematiche: “Gli stessi partiti non devono ritenere meritevoli di consensi quelle stesse persone solo per il fatto che siano state assolte nelle inchieste giudiziarie in cui erano coinvolte. I partiti sono chiamati infatti a valutare le eventuali colpe morali di costoro”. E, aggiungo, quelle politiche.