PESCARA Torna alla ribalta nazionale tutta la vicenda di Luciano D’Alfonso, l’ex sindaco di Pescara ora candidato del centrosinistra alla guida della Regione Abruzzo. Ieri Il Fatto Quotidiano, con un servizio intitolato “Abruzzo, la vita a scrocco del candidato Pd”, e riprnedneo le motivazioni con le quali il pm ha fatto appello, ha ripercorso l’epoca di “corruzione permanente” secondo cui D’Alfonso avrebbe beneficiato di tangenti insieme alla sua famiglia, visto che dai conti correnti suoi e dei suoi familiari per anni non è uscito neanche un euro. Sull’argomento sono intervenuti i parlamentari del Movimento 5 Stelle abruzzese Daniele Del Grosso, Gianluca Vacca e Andrea Colletti. «Il Movimento 5 Stelle ha sempre ribadito che Chiodi e D’Alfonso sono due facce della stessa medaglia», dichiarano i tre politici. «Non si può consegnare la Regione Abruzzo per l’ennesima volta nelle mani di queste persone, l’obbiettivo è riportare onestà trasparenza e coerenza nella Regione per i cittadini abruzzesi. D'Alfonso, se vuole rendere un servizio agli abruzzesi, si ritiri dalla corsa alle elezioni». A chiedere un passo indietro a D’Alfonso è anche il consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo: «L'ampio articolo apparso su Il Fatto quotidiano ha ricostruito circostanze già note ma che per il centrosinistra abruzzese sembrano irrilevanti. L'elemento che risalta di più», sottolinea Acerbo «è che nonostante la triste e squallida storia regionale il centrosinistra nel suo complesso appare insensibile a quella che Berlinguer chiamava questione morale. Non capisco come ci si possa scandalizzare per gli alberghi di Chiodi, Pagano o Castiglione e al tempo stesso far finta che non sia successo nulla negli anni scorsi dalle parti del centrosinistra. Questa», prosegue Acerbo «è la Regione della Sanitopoli di Del Turco, del "ciclone" di Montesilvano, di Lusi nella Marsica, di Sanitopoli, di Roselli a Spoltore, delle società dell'acqua dall'Aca al Cam con piramidi di debiti creati dal malcostume di esponenti del centrosinistra. Senza alcun giustizialismo», conclude Acerbo «l'insieme di vicende emerse nell'ambito di svariate inchieste dovrebbero indurre a considerare come minimo inopportuna la candidatura a presidente della Regione di Luciano D'Alfonso».
Tre teramani nella civica di D’Alfonso
Di Bonaventura, Marziani e D’Alonzo pronti a correre per la Regione con la lista di appoggio all’aspirante governatore
TERAMO E' pronta la pattuglia dei candidati teramani per Luciano D'Alfonso. L'aspirante governatore, in attesa dell'investitura ufficiale che otterrebbe con le primarie di inizio marzo, sta già lavorando a una propria lista civica per la Regione da presentare anche in provincia di Teramo. Tra i nomi dei possibili candidati spicca quello di Valdo Di Bonaventura, consigliere comunale di "Città di virtù". Il rappresentante dell'opposizione avrebbe dato la propria disponibilità a D'Alfonso per essere inserito nella civica anche se ha mantenuto aperta una piccola riserva. Di Bonaventura intende valutare la composizione dello schieramento di centrosinistra e in particolare se, oltre alla sua, ci saranno anche altre componenti non riconducibili a partiti tradizionali. Si tratta di una riserva cautelativa, destinata a misurare le potenzialità elettorali della lista nel caso in cui fosse la sola civica in corsa o ce ne fossero altre simili in concorrenza diretta. "Città di virtù", tra l'altro, in Comune appoggia con Sel la candidata sindaco Graziella Cordone, per cui la presenza di Di Bonaventura nella coalizione del centrosinistra per la Regione renderebbe più agevole l'accordo con Manola Di Pasquale, designata dal Pd come aspirante primo cittadino, nell'eventuale ballottaggio contro Maurizio Brucchi. Oltre al consigliere teramano la lista dalfonsiana comprenderebbe anche Sabatino Marziani, l'ex assessore provinciale di Notaresco che tornerebbe sulla scena politica dopo un periodo di pausa. Tra i candidati del potenziale presidente ci sarebbe anche il sindaco uscente di Crognaleto Giuseppe D'Alonzo. Il primo cittadino, rappresentante dell'area montana, non ha trovato spazio nella lista ufficiale del Pd per cui confluirebbe nella lista che porterà il nome di D'Alfonso. Nel suo caso, però, è necessario il nulla osta da parte dei vertici regionali del partito. Il Pd in linea di principio vieta la candidatura di propri iscritti in altre liste, ma per particolari esigenze come quelle di rappresentanza territoriale prevede qualche eccezione. D'Alonzo, dunque, dovrebbe benificiare di una sorta di pass che gli consentirebbe di schierarsi al fianco del candidato governatore senza dover abbandonare il proprio partito. La contiguità con il Pd della lista civica dalfonsiana in allestimento verrebbe espressa anche da alcune candidature femminili. Quest'aspetto riguarda in particolare Valeria Nina Franceschini, che sarebbe in ballottaggio anche per occupare un posto nella lista ufficiale del partito. Un passaggio chiave per la definizione delle candidature sarà l'incontro pubblico del 3 marzo che D'Alfonso terrà in città nell'imminenza delle primarie di coalizione.