Si è partiti con l’affondo di Forza Italia «Albore Mascia è il nostro candidato sindaco perché si è deciso di riconfermare gli uscenti». Ma nel momento in cui Guerino Testa s’è messo per traverso e ha rivendicato con il suo Ncd il diritto di misurarsi per correre a sindaco, nel centrodestra pescarese sono cominciati i mal di pancia, alimentati anche all’interno di Forza Italia non troppo convinta dell’appeal del primo cittadino in carica. Sono trascorse settimane senza che il tiraemolla abbia portato a un passo in avanti: solo parole per prendere tempo e continui rinvii, ultimo quello di ieri, nel giorno annunciato come decisivo. Per la seconda volta in due giorni Nazario Pagano, presidente regionale di Forza Italia, è rimasto a Pescara rinunciando alla trasferta romana per partecipare al tavolo: martedì era stato bloccato dal consiglio regionale che lui presiede, a trattenerlo ieri è stata invece una improvvisa indisposizione. Tutta colpa dell’influenza. Se ne riparla domani.
E’ vero che il comitato elettorale nazionale coordinato a Roma dall’ex ministro Altero Matteoli si ritrova affrontare sullo stesso tavolo problematiche analoghe da tutta Italia, tuttavia il caso Pescara sta assumendo i contorni di un vero giallo: si sta rivelando cioè una patata bollente che nessuno è disposto a tenere in mano, della serie «se la vedano loro». Ma loro chi?
Intanto Guerino Testa ha spalmato per tutta la città manifesti grandi come lenzuoli. «Noi che amiamo Pescara» è la sua dichiarazione ai pescaresi fatta con il cuore su sfondo di colori biancazzurri. E’ in campagna elettorale, Testa, la cui esperienza alla presidenza della Provincia è arrivata al capolinea. E scalpita per il Comune, convinto di avere molte più cartucce da sparare che non Mascia per battere il centrosinistra. In questi giorni continua a tenere incontri con i cittadini, discute di problemi della città e riceve persone che chiedono un posto da candidato consigliere nella sua lista che verrà: quella di Ncd se Testa riceverà l’investitura ufficiale della coalizione o altrimenti una lista civica, se il tavolo romano deciderà di scaricarlo. «Vorrei sapere dai coordinatori come pensano di uscirne - ha dichiarato Testa -, ritengo che questa situazione di stallo non faccia bene a nessuno e se credono di tirarla per le lunghe, perdendo tempo per poi farmi trovare di fronte al fatto compiuto, dico che sono fuori strada».
Nel centrodestra la situazione comincia a preoccupare perché se tutti concordano sul fatto che l’unità della coalizione è un fattore prioritario e fondamentale, è anche evidente che questa sintonia su un nome proprio non si trova. E non è neppure un problema di rapporti tra orza Italia e Ncd: l’impressione, anzi certezza, è che Testa si comporterebbe allo stesso modo anche se fosse in Forza Italia. La quadra non si trova e questo può aprire la strada a una terza via, quella di un altro candidato proposto dai partiti della coalizione (ci sono anche Udc, Fratelli d’Italia e Pescara futura). Il nome di Carlo Masci è il più gettonato, lui nega e ribatte d’essere proiettato verso le regionali e non è detto, per altro, che una sua candidatura a sindaco convincerebbe Testa al passo indietro. In caso di rottura, l’Udc è pronto a correre per conto proprio. L’auspicio è che alla fine prevalga il buonsenso: «Uno strappo finirebbe per consegnare la città a un Pd che in questi cinque anni si è distinto in Comune come il partito del no - commentano in Forza Italia - e sarebbe da irresponsabili». Ma la colpa, tirandola ancora per le lunghe, non sarebbe di Testa.