ROMA In fondo, il tema non è nuovo. Quando nel 2006 il taglio del cuneo fiscale era il principale cavallo di battaglia elettorale del centro-sinistra, si discusse a lungo sulla spartizione del beneficio tra imprese e lavoratori. E alla fine l’operazione Irpef attuata l’anno successivo non portò fortuna al governo di Romano Prodi. Sembra essersi reso conto del problema anche Matteo Renzi, che ieri nel confermare la riduzione delle tasse sul lavoro per un importo complessivo di 10 miliardi ha spiegato che non è stata ancora decisa la strada concreta da prendere per raggiungere l’obiettivo.
GLI STRUMENTI IN CAMPO
Gli strumenti in campo sono sempre gli stessi, Irap e Irpef; anche se il presidente del Consiglio non esclude che possa essere fatto un ragionamento anche sugli oneri sociali ossia i contributi, presumibilmente non di natura previdenziale, che gravano sulle buste paga. Agire sull’imposta sul reddito delle persone fisiche vuol dire tentare di irrobustire un po’ le retribuzioni dei dipendenti e quindi d auspicabilmente di stimolare un po’ i consumi; mentre con l’Irap si darebbe sollievo a imprese e lavoratori autonomi.
Concentrare tutte le risorse disponibili sull’Irap è un’ipotesi che certo risulta allettante per il mondo produttivo, con un impatto di 8-10 miliardi e dunque certamente significativo. In realtà il gettito su cui si sta ragionando è un po’ meno consistente di quello a cui ha fatto riferimento Renzi perché su 33 miliardi complessivi circa 10 sono versati dalle stesse pubblica amministrazioni e dunque ne restano più o meno 23. Con 8 miliardi a disposizione verrebbe cancellato un terzo dell’imposta effettiva; un intervento di riduzione più limitato, del 10 per cento, avrebbe dunque un costo più limitato, 2,3 miliardi.
LA NECESSITÀ DELLE COPERTURE
La scelta di puntare sull’imposta sulle attività produttive avrebbe però come conseguenza un accantonamento o quanto meno un ridimensionamento dell’idea di ridurre il peso dell’Irpef in particolare per i lavoratori con reddito medio-basso. Il rischio evocato dallo stesso premier è che la mossa - pur se con una dotazione finanziaria maggiore - possa essere percepita come quella inserita dal precedente governo nell’esecutivo: una riduzione non abbastanza forte da incidere sui comportamenti di consumo. D’altra parte premiare solo le imprese potrebbe risultare un’opzione non molto spendibile politicamente.
In ogni caso non c’è molto da discutere sulla necessità di trovare comunque una copertura inattaccabile per l’operazione, che in larga parte dovrà arrivare dalla revisione della spesa. Ieri il ministero dell’Economia ha smentito alcune cifre che girano, spiegando che il programma di Carlo Cottarelli va avanti come previsto. Il nuovo titolare di Via Venti Settembre è intervenuto alla Camera dove si discuteva del disegno di legge delega di riforma del fisco. Un provvedimento che non casualmente era stato citato dallo stesso Renzi. Padoan ha detto che alcune delle novità avranno l’effetto di aumentare le certezze per le imprese e dunque di favorire gli investimenti e per questa via l’aumento dell’occupazione. Ecco quindi che anche la delega fiscale dovrebbe far parte dello sforzo per rafforzare la crescita e invertire la tendenza sul mercato del lavoro. Quanto all’evasione, il ministro ha raccomandato di «non addormentarsi» sui risultati.