L’AQUILA Volano gli stracci a cinque anni dal terremoto. Doveva essere l’operazione-verità dopo il «killeraggio mediatico» contro la città e le sue istituzioni ma si trasforma ben presto in una bagarre continua tra ripicche e rivendicazioni degne di miglior causa. Sullo sfondo una ricostruzione che i numeri dicono avviata, e la realtà anche no, i super-esperti chiamati a fare il punto della situazione se le danno di santa ragione. In senso figurato. Cinque ore di chiacchiere, con botta e risposta anche salaci («che c...c’entra?» oppure «se disturbo me ne vado») tra pubblico e relatori. Alla fine si torna a casa con poche certezze. Una delle quali è che, di questo passo, altro che vent’anni... PASSATO REMOTO. L’occasione del convegno «L’Aquila, una sfida per il paese. Oltre il presente, quale futuro?» (promosso dall’Ance e dall’associazione Abruzzo moderno) si ferma alla puntata precedente. Cioè al passato. E così, risuonano nell’aria riscaldata dell’auditorium zeppo di cittadini e operatori della ricostruzione (sindaci, professionisti, lavoratori degli uffici speciali, broker, urbanisti buoni per tutte le stagioni, suggeritori e facilitatori di varia natura) temi di stretta attualità quali Progetto Case sì-Progetto Case no, Regione matrigna e governo ladro, case cadute perché fatte con la sabbia di mare, città commissariata dalla Protezione civile, aquilani predoni eccetera. MO’ BASTA. Il mo’ basta del sindaco Cialente è forse la parola più azzeccata che si senta dire in questa sala. Lui lo dice spazientito e irritato dalle pungenti sollecitazioni dei giornalisti, ingaggiando un duello quasi rusticano con gli inviati del Sole 24 Ore e dell’Espresso. Gli aquilani, invece, lo pensano davvero che mo’ basta e che sarebbe ora, forse, a quasi 1800 giorni dal terremoto, di mettersi a lavorare seriamente per la ricostruzione. Sicché, quando il capo dell’ufficio speciale della ricostruzione Paolo Aielli declama solenne che «da aprile 2013 a oggi sono stati emessi contributi per la ricostruzione pari a 1400 milioni» e che in centro storico ci sono «1500 cantieri aperti» in tanti, in platea (ma sapessi fuori...) scuotono la testa. CAZZUOLA E LUPARA. Il padrone di casa, il presidente Ance Gianni Frattale (che con una delle sue aziende s’è aggiudicato, con l’Acmar di Ravenna e i Taddei di Edimo, il mega-appalto per i sottoservizi, reti intelligenti del centro storico) usa una metafora forte per dire che mentre sui giornali si sparla dell’Aquila «qui le sfide siamo più bravi a vincerle con la cazzuola che con la lupara». E ci mancherebbe altro. Bollando subito dopo come poche mele marce coloro che «inficiano sia il procedere della ricostruzione che l’immagine della categoria e dell’intera città» alludendo a chi, dei suoi, non riga dritto. All’udire mele marce, all’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, qui solo come consigliere d’amministrazione Rai, si drizzano le antenne. E tornano in mente «le parole di Craxi quando definì Mario Chiesa un mariuolo isolato». Ma questa è un’altra storia. Almeno si spera. I NUMERI. I manager Aielli ed Esposito si basano sui numeri. Parlano di «nuove procedure», «modelli virtuosi», «trasparenza», «approccio integrato», «monitoraggio e implementazione», «esempi virtuosi». A sentire i numeri è tutto fatto. Il dato delle 23900 persone ancora assistite scatena la bufera. Il sindaco, perennemente impegnato a rintuzzare attacchi, prima annuncia che entro l’anno rientreranno a casa «956 famiglie», poi che porterà in Procura gli atti «per una demolizione da ground zero in via degli Albanesi (zona viale Duca degli Abruzzi). Infine – dopo aver ricordato, a chi l’avesse dimenticato, «che ho salvato la città dalla spoliazione decisa a tavolino da Bertolaso, Chiodi e Venturoni, della serie la stretta attualità – quando gli dicono, per l’ennesima volta, che «manca un piano di Protezione civile» lui ribatte con un messaggio al capo dei vigili del fuoco Sergio Basti: «Se la notte del sisma invece di 8 pompieri ce ne fossero stati di più qualche vita si sarebbe salvata». Poi gli danno anche la colpa di «aver fatto parte della Grandi rischi». E qui non si sa se ridere o piangere. IL FUTURO. Il direttore del Centro Mauro Tedeschini invita ad abbandonare «le contrapposizioni politiche sterili fatte guardando al passato» e a «lasciare spazio a iniziative coraggiose, che partano dai giovani, per la città e la ricostruzione», che se è vero che non è del tutto ferma «va implementata con sistemi moderni ed efficaci a tutela della sicurezza, con scelte trasparenti e condivise» perché si creino «opportunità per L’Aquila e il rilancio che da qui può partire». Partire, appunto. Cinque anni dopo.
Pezzopane (Pd): M5s contro i terremotati
«È molto grave e tutto contro i cittadini l’ostruzionismo del M5s, che alla Camera ha ostacolato l’approvazione definitiva del decreto enti locali, contenente varie misure tra cui quelle fondamentali per la Capitale, e al Senato ha impedito la deliberante sul disegno di legge Zanda, con le norme cassate dal presidente Grasso, tra cui quelle per i terremotati dell’Abruzzo e dell’Emilia Romagna». Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane. «Il M5s sta rivelando la sua vera matrice», sottolinea Pezzopane. «Mentre espelle i parlamentari dissenzienti, lavora contro le misure che servono alla gente. In Abruzzo, in particolare le amministrazioni dell’Aquila e dei Comuni del cratere attendono le norme che le salvano dal default finanziario, evitando in questo modo che siano punite due volte dal terremoto».