ROMA Stando all’Almanacco del giorno, ieri 27 febbraio il sole è sorto alle 6,48. Esattamente 18 minuti dopo che Matteo Renzi aveva twittato la sua agenda di lavoro e le priorità: «A palazzo Chigi lavorando sui dossier più urgenti del momento», con annessa foto del cortile della sede del governo - ovviamente deserto - e alcune finestre degli uffici con le luci accese. Priorità che saranno affrontate oggi nel Consiglio dei ministri convocato per le 10.30: il decreto sugli enti locali con le norme anche sui fondi per Roma e la nomina di viceministri e sottosegretari.
Insieme queste ultime due categorie dovrebbero riguardare oltre una quarantina (forse 46) di poltrone. Infatti il complicato puzzle delle richieste dei partiti e degli appetiti dei singoli si è andato via via componendo, anche grazie ad alcune decisioni dei ministri. Come ha fatto per esempio Dario Franceschini che ha nominato Giampaolo D'Andrea, ex sottosegretario con Monti e prima nello stesso ministero nei governi Prodi, D’Alema ed Amato, capo di gabinetto del ministero dei Beni culturali. Presumibilmente verrà tenuto in conto anche l’invito fatto da Stefano Fassina di confermare alcuni viceministri «tenendo conto dei meriti» acquisiti sul campo.