ROMA E’ una grana che innervosisce i rapporti all’interno della maggioranza. Che mette Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia contro Schifani, presidente dell’Ncd. Crea tensioni, frizioni, polemiche. Il Pd chiede ad Alfano di ritirare la nomina a sottosegretario di Gentile, il senatore calabrese accusato di aver esercitato pressioni perché non venisse pubblicata una notizia sulle vicende giudiziarie del figlio. E l’Ncd ribatte che non se ne parla, che non si possono fare due pesi e due misure alludendo alla vicenda-Barracciu, la parlamentare europea dem indagata eppure chiamata da Franceschini al ministero della Cultura.
«Gentile non può restare al suo posto perché quella telefonata è inquietante», dice la Bindi rispondendo all’intervista di Maria Latella a Sky Tg24. La presidente dell’Antimafia chiede al presidente del consiglio e al ministro dell’Interno, cioè ad Alfano, di revocarla «per dare prova di avere a cuore gli interessi del Paese piuttosto che quelli del proprio partito». Per Pippo Civati, inoltre: «Sia sul ministro Guidi che su Gentile vorrei che si discutesse non a valle ma a monte».
QUERELE A RAFFICA
L’Ncd non arretra di un millimetro. «Non accettiamo patenti di indegnità, è in atto un’operazione mediatica e politica violenta palesemente fondata sul nulla», guida la rivolta Schifani. «Invito - continua - gli attuali detrattori di Gentile a prendere visione dell’articolatissima querela che lui stesso ha tempestivamente presentato per denunciare i protagonisti di questa grande macchinazione».
La vicenda risale al 18 febbraio scorso, le rotative bloccate non consentirono all’“Ora di Calabria” di andare in edicola. Ma Gentile solo ora ha deciso di uscire dal silenzio e raccontare la sua versione per rigettare quelle che ritiene «accuse infamanti».
L’AUTODIFESA
«La notizia (calunniosa) del coinvolgimento di mio figlio - sostiene il sottosegretario ai Trasporti e alle infrastrutture - in un’inchiesta è stata riportata sulla Gazzetta del sud del 19 febbraio, con locandine annesse». «Tale notizia - prosegue Gentile - compariva sia nella prima pagina che in quelle regionali». In quanto all’editore che lo accusa il senatore Ncd va giù pesante: «Con questi personaggi non ho rapporti, come testimoniano le pagine intrise di veleno che lo pseudoeditore accompagna al fallimento e che chiunque può consultare». Gentile vive da 3 anni sotto scorta. È stato oggetto di pesanti minacce dalle organizzazioni criminali. Tira in ballo nel suo racconto un pregiudicato rinviato a giudizio insieme all’editore dell’Ora «per oscene operazioni immobiliari».Ringraziato Renzi e Alfano e annuncia altre querele, il cui ricavato verrà devoluto alla vedova di Alessandro Bozzo, «un giornalista ucciso dai suoi estorsori nel silenzio generale». Basta e avanza per scatenare la reazione dei quotidiano calabrese. Il Cdr annuncia una querela, il presidente della Fnsi (Federazione nazionale della Stampa) Franco Siddi attacca Gentile, «una nomina che crea inquietudine»; il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino invita il sottosegretario a «non collegare la sua vicenda alla tragedia di Alessandro Bozzo, morto suicida quasi un mese fa».
Insomma, la rotativa che si era bloccata ha ripreso a girare. E ormai non si ferma più.