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Data: 04/03/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sottosegretari. Gentile si dimette. Alfano: per noi viene prima l’Italia. Ma sulla telefonata all’Ora di Calabria spunta un indagato

ROMA Si è dimesso. «Un gesto di generosità verso un Paese che non deve e non può attardarsi su una vicenda inesistente», ha motivato la sua decisione Gentile in una lettera di cento righe, indirizzata a Napolitano, Renzi e Alfano, con cui ha rimesso la sua delega di sottosegretario alle Infrastrutture. E’ finito al centro di un fuoco incrociato e ora tornerà a fare politica nelle istituzioni», «aspettando che la magistratura smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima», si legge nella sua lettera.
Il viaggio a Roma, le bordate degli stessi alleati di governo, e l’imbarazzo per i contenuti di una telefonata registrata dall’editore sono stati determinanti per la decisione presa dal senatore calabrese. E’ accusato di aver esercitato pressioni sul direttore del quotidiano l’Ora di Calabria perché non venisse pubblicata una notizia su un’inchiesta giudiziaria in cui sarebbe coinvolto il figlio Andrea.
Il Nuovo centrodestra ha fatto quadrato. Ha resistito a quella che Gentile ha definito «una macchina del fango mai sazia», finché non è stato chiaro che il «caso» avrebbe messo in discussione il profilo legalitario dell’esecutivo. «Lo stillicidio a cui sono sottoposto da diversi giorni e che ha trovato l'acme allorquando sono stato nominato alle Infrastrutture - scrive ancora Gentile - mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell'esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito».
In serata il segretario del Ncd Angelino Alfano ha ribadito che le dimissioni di Gentile sono arrivate «senza che alcuna comunicazione giudiziaria lo abbia raggiunto, «per noi - ha aggiunto Alfano - viene prima l'Italia». Nessun commento del premier Renzi, che pure ha apprezzato la decisione. «Le dimissioni chiudono la vicenda», prova a metterci una pietra sopra il segretario regionale del Pd calabrese Magorno. Non la pensa così Umbero De Rose, lo stampatore del quotidiano diventato famoso sulle Rete per la sua telefonata all’editore. «Quel che mi dispiace è che in questa vicenda si è parlato di libertà di stampa - rompe il silenzio e contrattacca De Rose, presidente della Fincalabra - la libertà non c’entra niente. L’unico che la sostiene sono io che quel giornale che ora mi atrtacca lo stampo da 10 mesi gratis».

Ma sulla telefonata all’Ora di Calabria spunta un indagato

COSENZA Mercoledì scorso, il direttore dell'Ora della Calabria Luciano Regolo gli ha consegnato i nastri delle telefonate con lo “stampatore” e presidente della Fincalabra (in passato era stato anche a capo di Confindustria Calabria) Umberto De Rose. E ieri il procuratore capo di Cosenza Dario Granieri ha deciso di mettere quel nome sul registro degli indagati con la prima ipotesi di reato. La procura formalmente non conferma la notizia, ma l'iscrizione è quel che si dice un passaggio obbligato. Troppo pesanti le telefonate con cui la sera del 18 febbraio, De Rose avrebbe intrattenuto a lungo l'editore dell'Ora della Calabria Alfredo Citrigno spiegandogli come e perché sarebbe stato meglio che la notizia sull'inchiesta a carico di Andrea Gentile, figlio dell’esponente del Ncd Antonio Gentile, non fosse messa in stampa.
IL SENATORE
L'inchiesta sulle pressioni però potrebbe avvicinarsi presto al senatore. Come ha raccontato il direttore di Calabria Ora Luciano Regolo anche dalle pagine del suo giornale. La mediazione fra De Rose e i Gentile «è comprovata dall'sms che Andrea Gentile, il figlio del senatore, mandò al mio editore (ovvero ad Alfredo Citrigno), quella stessa sera: sosteneva di aver parlato con De Rose e poi lo ringraziava per quello che avrebbe fatto». L'intervento di Andrea Gentile, dunque, potrebbe essere il prossimo passo su cui muoverà l'indagine. E le accuse a suo carico potrebbero essere rapidamente collegate al ruolo del padre, il senatore Antonio detto Tonino.
Nell'indagine che non doveva essere pubblicata, Andrea è accusato di abuso d'ufficio, falso ideologico, truffa ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. L'inchiesta avviata a Cosenza è una ramificazione di quella principale, coordinata dalla Dda di Catanzaro, e riguarda una serie di consulenze affidate dall'Asp ad alcuni legali. E uno dei legali finiti sotto accusa è appunto il figlio del senatore: avrebbe incassato 50mila euro per occuparsi di una procura speciale che non ha mai curato, visto che di tutto si sarebbe occupato l'avvocato Nicola Gaetano, che gestisce le cause per conto dell'Azienda sanitaria regionale negli ultimi anni, specialmente dopo l'arrivo del direttore generale Gianfranco Scarpelli. E qui però sta il filo che potrebbe portare ad Antonio Gentile: il vero cuore dell'inchiesta sono consulenze e appalti milionari affidati dall'azienda sanitaria regionale, cioè dall'Asp. Appalti e incarichi - è l'ipotesi - sarebbero stati affidati in molti casi sulla base di trattative private e procedure non regolari. Ed è noto che il principale sponsor di Scarpelli (interdetto dall'incarico su richiesta della procura di Cosenza) è proprio Tonino Gentile.
Ieri intanto le dimissioni da sottosegretario sono state accolte come una vittoria dalla redazione dell'Ora della Calabria. «Nell'editoriale che ho scritto - dice il direttore Luciano Regolo, arrivato alla guida del giornale da due mesi dopo una lunga esperienza nei settimanali di attualità - sottolineo che queste dimissioni sono un segno di speranza per tutta la Calabria. Il segnale che è possibile un cambiamento, è possibile diventare una regione che non vuole più tollerare i soprusi».

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