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Pescara, 25/11/2024
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04/03/2014
Il Messaggero
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Favorirono Di Matteo, licenziamenti alla Tercas. Sei persone nel mirino per le informazioni fornite all’ex direttore. Fiba Cisl «Sanzione iniqua, ingiusta e spropositata. Provvedimento esagerato» |
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Dopo le otto lettere di contestazione inviate ai dipendenti di Corso San Giorgio, arrivano i primi licenziamenti. Trema chi è stato accusato dalla Procura di Roma, nelle centinaia di pagine di intercettazioni disposte, di aver fornito informazioni all'ex direttore generale Antonio Di Matteo circa «la gestione della banca con riguardo anche alla posizione dei clienti affidati nel periodo della sua gestione», vantaggi che lo stesso aveva utilizzato «per attuare personali strategie operative» sempre in veste di dominus delle azioni risultate col passar del tempo sempre più spregiudicate, fino alla costituzione della banca parallela della Smib di San Marino. Insomma i dipendenti colpiti dalla misura avrebbero agevolato il dg anche dopo il suo allontanamento dai piani alti dell'istituto di credito. Il commissario straordinario Riccardo Sora, dunque, ha anticipato tutti e, dopo aver verificato le controdeduzioni dei dipendenti Tercas, non convinto appieno delle loro difese, ha ritenuto opportuno emettere i primi provvedimenti disciplinari. Per il momento la misura punitiva non riguarderebbe tutti i dipendenti nell'occhio del ciclone ma sicuramente più della metà (si parla di sei). La rete di informatori di Di Matteo era piuttosto vasta: la Procura dice infatti di riferirsi anche ai casi Sarni e Di Stefano, per i quali aveva rilevato tempo fa il pericolo di inquinamento probatorio da parte dello stesso ex direttore generale, ma qui il livello è di tutt'altro tono. LE REAZIONI La misura commissariale resta indigesta alla Fiba Cisl che parla di una sanzione «iniqua, ingiusta e spropositata» e rimanda tutto al Giudice del lavoro, cui i dipendenti si appelleranno con i ricorsi del caso. «Questo è un provvedimento esagerato - commenta a caldo il segretario regionale Claudio Bellini -, una misura che sortirà l'effetto di far sganciare altri soldi al Gruppo Tercas e che risulta essere una forzatura bella e buona. È un atto ingiusto che va a colpire chi non doveva essere colpito, come se avessero commesso chissà quali reati: i dipendenti in questione non possedevano informazioni così sensibili e riservate, visto che operavano in aree professionali marginali». Bellini, che dichiara di porre a difesa dei dipendenti tutte le azioni possibili perché siano tutelati, entra nel merito del provvedimento, criticandolo: «Con la procedura ancora aperta presso la Procura di Roma - eccepisce - il commissario non poteva comminare queste sanzioni e soprattutto non poteva utilizzare le intercettazioni per dirimere la questione». Comunque, finora, l'unico ad aver pagato con il licenziamento è stato E.E., un dipendente, da 30 anni in Tercas, che ora si è rivolto al Tribunale di Teramo per intentare una causa per ingiusto demansionamento che aveva subito nel corso appunto dell'ex dg Di Matteo. «Sono fermamente convinto - scrive il dipendente su un blog - di alcune mie solitarie prese di posizione (le prime risalgono al febbraio 2006) che denunciavano, della gestione Di Matteo, numerosi arditi quanto opachi comportamenti che poi, nel tempo, si sono rivelati drammaticamente dannosi»
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