Adesso tornano a tirarlo tutti dalla giacca, proprio come accadde nel 2003 quando il contendente nella sfida per palazzo di città era Luciano D'Alfonso. Ma oggi Carlo Masci non si fida più. Quella ferita brucia ancora: elezioni perse per una incollatura al primo turno (questione di decimali) e poi lo strappo dei Teodoro dalla coalizione che consentì al centrosinistra di vincere la partita al ballottaggio e di prendersi tutto.
«Io sono tranquillo - dice sornione Masci - ne ho viste troppe. Aspetto». Per superare il dualismo tra Guerino Testa e Luigi Albore Mascia, il centrodestra ha chiesto al leader di Pescara Futura di porsi lui alla guida della coalizione per tuffarsi nella corsa a sindaco. Masci però chiede garanzie. Primo, il suo nome non può essere inserito in un ipotetico ballottaggio a tre, ma dev’essere frutto di una candidatura unitaria. Alias, Testa e il sindaco uscente sono chiamati a fare un passo indietro subito, altrimenti Masci non ci sta e, tuttalpiù, indica il nome del suo delfino, Berardino Fiorilli, in quota Pescara Futura per la consultazione popolare.
Poi ci sono altre considerazioni che rendono dubbioso Masci. Si dice che i sospetti sono come i pipistrelli: volano via al crepuscolo, ma tanta insistenza del centrodestra per l’accettazione della sua candidatura a sindaco potrebbe nascondere anche altro. Ad esempio il tentativo di liberarsi di un forte concorrente alle regionali. Masci è infatti assessore al Bilancio nella giunta Chiodi, l’uomo del risanamento dei conti, e sino a qualche mese fa le aspettative erano alte prima che scoppiasse la Rimborsopoli condita di Sexgate che ha travolto la giunta regionale e mezzo Emiciclo. Oggi le cose stanno un po’ diversamente ma, proprio le difficoltà di Gianni Chiodi hanno inserito Carlo Masci nella rosa dei possibili candidati a governatore, un nodo che non è stato ancora sciolto del tutto né a Roma, né in Abruzzo.
Altri osservano: Masci candidato sindaco potrebbe pagare a caro prezzo la chiusura di corso Vittorio, dove i commercianti sono sulle barricate. Lui si limita a ricordare che nel 1988, dopo le battaglie intraprese nella giunta di Carlo Pace sulla pedonalizzazione della città, fu il primo degli eletti in consiglio comunale: «E poi - aggiunge - , corso Vittorio non sono soltanto i commercianti ma anche quelli che abitano ai piani di sopra. Chiedete a loro come si sta oggi in quella strada senza smog». Masci non deve avere mandato giù neanche la cena carbonara consumata nei giorni scorsi tra il presidente della Provincia e il sindaco uscente per trovare un accordo fuori dai tavoli politici. Poi c'è sempre Testa che non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalla partita, mentre Luigi Albore Mascia sembra più propenso al passo indietro di fronte all’ipotesi di una candidatura unitaria su Carlo Masci. E il no di Testa aprirebbe a questo punto alle primarie a tre con dentro Fiorilli o alla corsa solitaria del presidente uscente della Provincia, che riporterebbe il centrodestra al clima di scontro del 2003.