PESCARA La gran parte degli abruzzesi boccia i propri sindaci. Il sondaggio Monitorcittà, condotto dall’istituto di ricerca Datamedia, salva soltanto il primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio. Crolla, invece, la popolarità del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, mentre si conferma scarso il gradimento nei confronti dei numeri uno delle amministrazioni di Pescara, Luigi Albore Mascia e di Teramo, Maurizio Brucchi. Lo studio, relativo al secondo semestre del 2013, prende in esame tutti i Comuni capoluogo di provincia, ad eccezione di quelli che nel periodo di riferimento risultavano commissariati (Reggio Calabria e Verbania), di quelli che in quel dato momento erano senza sindaco (Reggio Emilia, Padova e Salerno) e di quelli con una popolazione al di sotto dei quindicimila abitanti (Urbino, Villacidro, Tempio Pausania, Tortolì, Sanluri e Lanusei). In base ai risultati, Datamonitor ha stilato una classifica che comprende soltanto i sindaci con una soglia minima di apprezzamento del 55%, ovvero appena 36 amministratori su 107: i più amati sono il primo cittadino di Trento, Alessandro Andreatta e quello di Lecce, Paolo Perrone, entrambi con un gradimento del 61,5%. Seguono i sindaci di Pavia, Alessandro Cattaneo (61,1%), di Imperia, Carlo Capacci (61%) e di Rieti, Simone Pietrangeli (60,9%). Per trovare l’unico abruzzese in graduatoria, bisogna scendere fino al ventitreesimo posto, dove si piazza il teatino Umberto Di Primio, con un gradimento del 56,1%, a pari merito con i sindaci di Asti, Fabrizio Brignolo e di Savona, Federico Berruti. Un buon risultato per Di Primio, che in virtù di una crescita di popolarità dello 0,3% rispetto al semestre precedente, abbandona il trentesimo posto e scala sette posizioni. «È un dato che mi inorgoglisce ed è il termometro della percezione positiva che hanno i cittadini del nostro operato – dice Di Primio – Non sono mai sceso sotto il 55%, temevo contraccolpi in seguito allo scandalo che ha coinvolto un mio ex assessore e invece la gente ha saputo distinguere le responsabilità personali». Gli altri tre sindaci che amministrano le città capoluogo, non rientrando nella graduatoria di Monitorcittà, si collocano implicitamente al di sotto della soglia di gradimento del 55%. Se la scintilla tra Pescara e Albore Mascia non sembra essere mai scoccata, così come Teramo non sembra essersi mai invaghita di Maurizio Brucchi, colpisce la performance negativa dell’aquilano Massimo Cialente, che soprattutto dopo il terremoto del 2009, anche se a fasi alterne, pareva essere diventato uno dei pochi punti di riferimento solidi per la comunità cittadina. Cialente, invece, è costretto ad abbandonare la classifica dei sindaci più amati, all’interno della quale, nei primi sei mesi dello scorso anno, occupava la diciassettesima posizione, con un gradimento del 58,2%: ciò significa che, nella migliore delle ipotesi, il sindaco dell’Aquila ha subito un calo di popolarità del 3,3%. E’ altamente probabile, però, che l’erosione dei consensi si sia ulteriormente accentuata: il sondaggio, infatti, è stato ultimato dieci giorni prima che esplodesse l’inchiesta giudiziaria, al centro della quale è finito anche l’ex vice di Cialente, Roberto Riga. Una vicenda che ha provocato la sceneggiata delle dimissioni, che il sindaco ha prima annunciato e poi ritirato, attirando su di sé una pioggia di critiche.