TERAMO Potrebbero presto salire a dieci i dipendenti licenziati dalla Tercas per avere avuto rapporti e fornito notizie riservate all’ex direttore generale Antonio Di Matteo dopo la sua fuoriuscita dalla banca. Fonti interne all’istituto di corso San Giorgio fanno sapere che sono pronte altre quattro lettere di contestazione per altrettanti dipendenti, che – se sarà rispettato lo stesso copione degli altri sei – si trasformeranno in lettere di licenziamento. Ma ci sono delle differenze di non poco conto: se i sei dipendenti licenziati nei giorni scorsi ricoprivano ruoli medio-bassi nella banca, questi ultimi quatto occuperebbero invece posizioni apicali, come potrebbero essere dei responsabili di area o di prodotto. Questa circostanza farebbe supporre che le contestazioni che vengono mosse ai quattro dirigenti non siano riferite solo al fatto che, come gli altri sei, avrebbero fornito a Di Matteo informazioni riservate sull’attività della banca che poi l’ex direttore generale avrebbe utilizzato per propri fini anche in danno della Tercas; le contestazioni a loro carico potrebbero essere collegate anche all’attività svolta nella banca a fianco di Di Mateo. Non è neanche escluso che i quattro dirigenti in odore di licenziamento siano fra quei dipendenti che nelle settimane scorse sono finiti nel mirino della Consob per operazioni opache riguardanti la vendita di azioni della Tercas. In ogni caso queste ulteriori notizie su provvedimenti disciplinari stanno alimentando «un clima di terrorismo all’interno della banca», come sostiene il segretario regionale della Fiba Cisl Claudio Bellini. E sul caso dei sei dipendenti già licenziati il sindacalista della Cisl torna a sottolineare quella che, a suo giudizio, «è una evidente sproporzione tra il fatto contestato e la sanzione», visto che per alcuni di loro le contestazioni – basate sulle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta giudiziaria su Di Matteo – non dimostrerebbero che siano state effettivamente date notizie riservate all’ex direttore generale. Sulla vicenda intervengono anche le segreterie regionale, provinciale e aziendale della Fisac Cgil. «Prendiamo atto del licenziamento per infedeltà aziendale di alcuni colleghi», si legge in una nota sindacale. «Essendo da sempre garantisti auguriamo loro di poter dimostrare le loro ragioni nelle sedi idonee. Ricordiamo, peraltro, il fatto ben più grave di un licenziamento per motivi economici e della mancata conferma di alcuni giovani colleghi con contratto di apprendistato professionalizzante, fattispecie per le quali solo la nostra organizzazione si è attivata. La Fisac Cgil ha infatti provveduto a far sentire la propria voce sul territorio nel caso del licenziamento Legge Fornero (modifica art. 18 Legge 300, senza giusta causa) ed anche rappresentando le posizione dei giovani colleghi, tutelandoli nei confronti dell'azienda. Confermiamo oggi le nostre posizioni: difesa nella legalità di tutti i lavoratori; tutela di 1200 famiglie e del territorio; tutela dei risparmiatori, degli investitori, delle imprese. Ricordiamo che il 5 aprile 2012 (la Tercas non era ancora commissariata) la Fisac denunciò, numeri alla mano, lo stato di sostanziale disastro del conto economico e le responsabilità della governance aziendale a più livelli; oggi si sono colpiti alcuni dipendenti ma rimaniamo convinti che altri soggetti, apicali, abbiano gravissime responsabilità».