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Pescara, 25/11/2024
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Data: 07/03/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Porto, impossibile lo scarico anche dei prodotti siderurgici. La conclusione del dragaggio dei fondali del fiume non mette fine alla crisi dello scalo. Santori dell’agenzia Sanmar: terzo anno di inattività, gli operatori sono ostaggio della burocrazia

PESCARA La barriera di sabbia di 16mila metri quadri non costituisce un ostacolo soltanto per la ripresa del traffico di idrocarburi. Con la banchina di levante occupata per metà dal cantiere, dai mezzi della Sidra e dai cuscinetti in pietra che dovranno essere sistemati nel porto, non è possibile procedere nemmeno a ripristinare le attività di scarico delle merci secche e dei prodotti siderurgici che, fino a qualche anno fa, mantenevano in vita il cuore commerciale dello scalo cittadino. «Il dragaggio è finito, ma di fatto il porto è ancora chiuso», dice Marco Santori dell’agenzia marittima Sanmar. «Siamo arrivati al terzo anno di inattività e tutto questo perché siamo diventati ostaggio della burocrazia». In mancanza dello spazio di manovra sulla banchina di levante del porto e in attesa di conoscere le decisioni del Comune di Pescara riguardo al quantitativo di sabbia da prelevare e utilizzare per il ripascimento delle spiagge assottigliate dall’erosione, i vigili del fuoco non hanno concesso la relativa autorizzazione «poiché non sussistono le condizioni di sicurezza». I 16mila metri cubi di sabbia sono già stati analizzati dall’Arta (Agenzia regionale per la tutela ambientale) e rappresentano il risultato della separazione granulometrica tra il limo e i materiali non inquinati prelevati dai fondali del porto, mescolati a una quantità di sabbia scavata in una zona dello scalo che è sempre risultata pulita ad ogni analisi. Si tratta, quindi, di sedimenti di colore ocra brillante che, in totale sicurezza, possono andare a ingrossare gli arenili della costa abruzzese. I Comuni di Città Sant’Angelo e Francavilla hanno dato l’ok al prelievo, ma manca all’appello l’amministrazione comunale di Pescara che si è presa qualche giorno di tempo per tentare di venire a capo della situazione. «Quei cumuli sulla banchina di riva», protesta Santori, «sono un ulteriore ostacolo per la ripresa. Non abbiamo lo spazio per posizionare le gru che servono a scaricare le merci dalle navi. I camion non possono entrare e non c’è posto nemmeno per posizionare gli scatoloni a terra in attesa dello stoccaggio. Inoltre, in caso di incidente, non può entrare nemmeno l’autobotte dei vigili del fuoco per spegnere un eventuale incendio. Di fatto il dragaggio è terminato, ma nessuno sa quando il porto potrà tornare operativo». Gli operatori commerciali tornano a chiedere alle istituzioni impegni certi e lo sblocco del piano regolatore portuale, attualmente fermo nei cassetti della Regione in attesa della valutazione ambientale strategica. «La stessa somma che è stata spesa oggi per questo dragaggio», rimarca Santori, «può essere impiegata per portare a termine il primo lotto del piano regolatore, evitando così di rendere nullo l’effetto dei lavori».

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