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Data: 09/03/2014
Testata giornalistica: Il Centro
La Cgil conferma: disoccupati record a L'Aquila. Il segretario Trasatti: comparto industriale al collasso e la ricostruzione ha bisogno di risorse che tardano ad arrivare. (Guarda il servizio)

L’AQUILA Lo slogan «Ricostruire il lavoro» e sullo sfondo il dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901 intitolato «Il Quarto Stato»: la Cgil sceglie immagini evocative per presentare il IV congresso provinciale, in programma all’Aquila il 13 e il 14 marzo. Un momento di riflessione e confronto, dedicato soprattutto ai giovani che in questo territorio si scontrano ogni giorno con il dramma della mancanza di occupazione. I dati della crisi sono impietosi: nella provincia aquilana si registra il tasso più alto di disoccupazione dell’intera regione, con la punta del 12,5% toccata nel 2013, rispetto all’8,6% del 2008. Un periodo significativo, che conferma il colpo di grazia inferto dal terremoto del 2009. A snocciolare i numeri, che saranno presi in esame durante il congresso, è il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti: «Con la percentuale del 12,5% di disoccupazione siamo ben al di sopra della media nazionale. E deteniamo il record negativo in Abruzzo (come ha fatto rilevare ieri sul Centro anche l’economista Giuseppe Mauro ndr). Gli occupati sono scesi negli ultimi cinque anni dal 57,7% al 54,2%. Nella nostra regione, considerando tutti i settori lavorativi, attualmente gli occupati sono 490mila, con una perdita secca di 30mila posti di lavoro. In provincia dell’Aquila nel 2008, prima del sisma, si contavano 118.300 occupati: oggi siamo a scesi a 111.800». Cifre da brividi anche in merito al ricorso agli ammortizzatori sociali: nel 2013 si sono registrate 10milioni e 512 mila ore di cassa integrazione, di cui quasi 5 milioni corrispondono alla cassa straordinaria, che viene attivata in caso di grave crisi. Nell’Aquilano il comparto industriale è al collasso. E se la ricostruzione, pur con tutti gli intoppi legati alla carenza di fondi, è stata ormai avviata, la stessa cosa non può dirsi per il lavoro, il cui rilancio doveva essere prioritario, all’indomani del 6 aprile. «La ricostruzione all’Aquila e nei 56 comuni del cratere è partita», dice Trasatti, «ma nonostante questo abbiamo i dati peggiori della regione. La parte politica e istituzionale sta portando avanti una durissima battaglia per ottenere dal governo risorse certe, ma senza il contestuale rilancio dei settori produttivi non si va da nessuna parte. Sono due binari paralleli: se ad aprile dovranno chiudersi molti cantieri per mancanza di contributi, la disoccupazione diventerà ancora più dilagante. Il congresso provinciale della Cgil», sottolinea Trasatti, «lancerà un segnale chiaro al Paese: servono politiche industriali e investimenti in determinati settori. Il tempo stringe, le misure da mettere in campo sono urgenti. E bisogna accelerare anche le procedure burocratiche, che impediscono di spendere il 5% dei fondi per la ricostruzione destinati alle attività produttive. Sappiamo bene che ogni milione di euro investito nel territorio del cratere sismico ne muove quattro». Per dare prospettive ai giovani non basta dunque la ricostruzione materiale, va ricostruito il lavoro, come recita lo slogan scelto dal sindacato. Nel quadro del Pellizza i protagonisti sono i contadini e gli operai che avanzano in cerca di futuro, quello che manca alle nuove generazioni. La Cgil, il 13 e il 14 marzo, stilerà una piattaforma che indica la strada da percorrere: «Non solo rilancio del sistema industriale», aggiunge Trasatti, «ma anche attenzione per altri settori finora poco esplorati, come il nostro sistema dei parchi, che rappresenta un’ottima opportunità per creare occupazione. Penso poi a investimenti nei servizi alla persona e per le scuole: emblematico il caso degli 800 lavoratori ex Lsu, di cui 200 appartengono alla provincia dell’Aquila». Il nuovo corso inaugurato dal presidente del consiglio Matteo Renzi non convince Trasatti: «Renzi punta sulle regole da modificare. Ma il problema a mio parere non sono le regole. I problemi del lavoro non si risolvono con le battute, ma con politiche che siano incisive. Per questo», conclude, «da tempo la Cgil ribadisce la necessità di un piano straordinario per l'occupazione, attraverso l'intervento pubblico».

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