Adesso che spunta all’orizzonte un «tesoretto» da 10 miliardi, ammesso che il Tesoro trovi le coperture, tutti lo rivendicano. Ma il governo mercoledì, quando ci si aspetta che venga varato il piano lavoro, il «jobs act» come è stato ribattezzato da tempo, punterà sul taglio dell’Irpef o preferirà ridurre l’Irap? Ieri palazzo Chigi ha frenato sulle indiscrezioni che davano per fatto un taglio tutto concentrato sull’Irpef.
Che si sarebbe potuto tradurre in un aumento delle buste paga di 80 euro al mese per i redditi sino a 25 mila euro. Questa è «solo un’ipotesi» hanno fatto sapere da palazzo Chigi. Una delle due, o forse tre, sul tavolo.
Quanto basta però, per scatenare la corsa al tesoretto. Innanzitutto da parte dei sindacati. Camusso (Cgil): «La restituzione fiscale ai lavoratori sarebbe un importante risultato; ma vorremmo un provvedimento davvero selettivo, useremmo lo strumento delle detrazioni». Bonanni (Cisl): «Se Renzi ha davvero deciso di concentrare i 10 miliardi di euro per ridurre le tasse ai lavoratori e ai pensionati sarebbe un segnale molto positivo e ne saremmo contenti. Questa è la nostra proposta da tempo per sostenere i consumi delle famiglie più povere. Oltretutto in questo momento dare soldi alle imprese che sono senza commesse sarebbe solo un buco nell’acqua». Mentre Angeletti (Uil) consiglia a Renzi «di metterli in busta paga tutti in un’unica soluzione».
Sul fronte opposto, quello delle imprese, non la pensano allo stesso modo. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi non vuol sentire parlare di tagli concentrati solo sull’Irpef («non commento») e insiste invece sul taglio del costo del lavoro. Infatti, solo così «le aziende italiane rimarranno competitive e ci sarà ancora una possibilità di attrarre investitori esteri o di far sì che questi mantengano gli investimenti» che hanno già in Italia. Ma a Confindustria sta molto a cuore anche la questione del pagamento degli arretrati della pubblica amministrazione. «Bene il taglio Irpef ma serve il taglio Irap» sostiene invece il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Secondo cui occorre sia ridurre il costo del lavoro che stimolare i consumi, ben sapendo che anche questo 2014 resterà un anno di «grandi difficoltà».
E il governo? Dopo il viceministro dell’Economia Morando ieri anche Carlo Calenda si è espresso a favore del taglio dell’Irap. Lo sforzo va concentrato tutto lì. «In un’economia di mercato - sostiene il viceministro allo Sviluppo - il lavoro lo creano solo le imprese. Anche gli incentivi alle assunzioni funzionano solo se un’impresa è messa nelle condizioni di competere e investire, e oggi in Italia così non è». Ancora 72 ore e vedremo come finirà.