MILANO Il premier l'aveva promesso e l'opzione sul tavolo di Palazzo Chigi è effettivamente forte. Al consiglio dei ministri di mercoledì Renzi potrebbe presentarsi con un intervento da 10 miliardi di euro tutto finalizzato a tagliare l'Irpef. Il taglio dovrebbe essere realizzato mediante un decreto che incrementa le detrazioni automatiche per i lavoratori dipendenti con reddito lordo sino a 25.000 euro all'anno. Per abbassare il peso dell'Irpef basta, dunque, innalzare le detrazioni di 500-600 euro: per i lavoratori dipendenti oggi c'è una detrazione di base di 1.880 euro, che scende in maniera progressiva al crescere dei compensi percepiti e si annulla completamente al di sopra della soglia di reddito di 55mila euro lordi annui. Per gli autonomi, invece, la detrazione di base è di 1.100 euro circa e, con il medesimo meccanismo previsto per i dipendenti, si azzera una volta raggiunti i 55mila euro di reddito imponibile. Stesso discorso per i pensionati, che hanno però una detrazione di base diversa, poco sotto i 1.780 euro. Tecnicamente usando questo strumento il governo si mette al riparo da due fattori che potrebbero agire contro i suoi obiettivi: la riduzione delle aliquote potrebbe produrre un fabbisogno superiore a quanto preventivato dai tecnici del Tesoro. Agendo sulle detrazioni ai lavoratori dei primi due scaglioni (circa 15 milioni) arriverebbero così da subito, dalla busta paga di marzo, 80 euro netti al mese che si sommerebbero ai 15 euro varati dal governo Letta. La decisione sarebbe maturata dopo un approfondimento sui rischi di una deflazione: Renzi avrebbe parlato della situazione sia con Draghi che con il Governatore della Banca d'Italia, Visco, ottenendo il conforto di entrambi sugli effetti positivi, in termini di Pil, che una immediata disponibilità di reddito potrebbe determinare. La contrazione dei consumi, compresi quelli alimentari, sta già determinando un avvitamento pericoloso del sistema economico italiano che, come ha evidenziato la stessa Commissione europea, potrebbe ridurre le già basse stime sulla crescita del Pil nel 2014. Il fabbisogno, per ora, sarebbe garantito ufficialmente dalla spending review e dal rientro dei capitali, ma Padoan ha confermato a Renzi che l'abbassamento dei tassi sulle nuove emissioni di titoli di stato potrebbe valere sino a 5 miliardi di minore spesa per interessi.
Governo diviso sul taglio delle tasse
Renzi punta sull’Irpef per dare un segnale ai lavoratori ma Tesoro e Sviluppo spingono per un intervento sull’Irap
ROMA Concentrare il taglio fiscale solo sull’Irpef è «solo un’ipotesi». Palazzo Chigi precisa, ma non smentisce che il taglio di 10 miliardi di Irpef sia il vero intendimento, la “misura choc” immaginata da Renzi. Scelta che ha creato i primi contrasti e tensioni nel governo. Un braccio di ferro è in corso tra il premier da una parte, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e alcuni vice ministri dall’altra. Il contenzioso è tra chi ritiene che l’alleggerimento delle tasse sulle buste paga debba essere il primo passo e chi - dopo il vice ministro Morando anche il suo collega Calendo con la benedizione di Padoan - pensa anche a un taglio dell’Irap a vantaggio delle imprese. Non manca chi sottolinea il problema della difficoltà del reperimento delle coperture necessarie. Mercoledì il governo presenterà il suo piano, ma la possibilità che le buste paga possano diventare più pesanti (di quasi 80 euro in più) col taglio dell’Irpef per chi guadagna fino a 25 mila euro piace anzitutto ai sindacati. «La restituzione fiscale ai lavoratori sarebbe un importante risultato - commenta Susanna Camusso, leader della Cgil - ma siamo preoccupati per l’idea dell’Irpef, vorremmo un provvedimento davvero selettivo, useremmo lo strumento delle detrazioni. Sarebbe comunque un’ottima notizia». Anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, è «molto contento» perché si tratta della «nostra proposta per sostenere i consumi delle famiglie più povere». Se il taglio riguardasse l’Irap e cioè «dare i soldi alle imprese che sono senza commesse sarebbe un buco nell’acqua». Per Angeletti (Uil)se «fossero confermate le indiscrezioni finalmente avremmo un presidente del Consiglio che mantiene la parola». L’intero pacchetto fiscale e sul lavoro sarà presentato mercoledì e Camusso però avverte: «Difficile dire se il Jobs Act ci convince, continuiamo a non sapere che cosa è. Per ora abbiamo sentito solo titoli e annunci» ma «invece di parlare di investimenti» si continua a «inventare regole». La Cgil boccia l’indennità di disoccupazione universale «se è la sostituzione della cig». Ma una parte del governo - sostenuta da Confcommercio e Confindustria - lavora perché si valuti la possibilità di intervenire sul carico fiscale che pesa sulle imprese. Ieri il vice ministro Calenda ha detto esplicitamente che «concentrare tutte le risorse disponibili sul taglio dell’Irap è fondamentale per rimettere in moto la crescita e l’occupazione». L’orientamento sarebbe quello di indirizzare l’intervento in una sola misura: vale a dire destinare tutti i 10 miliardi agli sgravi ai lavoratori o ridurre del 30% l’imposta regionale sulle attività produttive. Aperta la questione delle coperture. Metà delle risorse dovrebbe arrivare dalla spending review e l’altra parte potrebbe arrivare da entrate una tantum come il rientro dei capitali dall’estero, somma non esattamente quantificata. Il taglio del cuneo potrebbe essere il piatto forte di mercoledì. Tuttavia pesa la strigliata al ministro Padoan da parte del commissario Ue, Hann, che venerdì ha commentato: «I fondi comunitari non si usano per il taglio del cuneo fiscale». Renzi vorrebbe smarcarsi dalle linee dell’Ue ancora fortemente condizionate dalle ricette di austerità, tagli e rigore. E non vuole perdere nemmeno l’occasione del taglio al cuneo che il ministro Padoan sta predisponendo, inserendo nel menù di mercoledì altri provvedimenti come l’accelerazione del processo dei pagamenti della pubblica amministrazione semplificando ed estendendo il raggio d’azione della Cassa depositi e prestiti.