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Pescara, 25/11/2024
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Data: 10/03/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
D’Alfonso sale sul camion del vincitore. Le primarie fotografano una competizione dall’esito scontato: plebiscito con l’80% dei voti

Doveva essere un referendum su Luciano D'Alfonso e tale si è rivelato il voto di ieri per le primarie del centrosinistra alla Regione. L'ex sindaco di Pescara ha stracciato la tiepida concorrenza di Franco Caramanico (Sel) e Alfonso Mascitelli (Italia dei valori), messi lì solo per dare un po' sapore a un piatto precotto e predigerito. D'Alfonso ha vinto con percentuali bulgare, superiori all'80%, e ha così scaldato i muscoli in vista della partita vera, in programma il 25 maggio, senza sapere ancora contro chi. Nel dettaglio a livello provinciale, Luciano Ovunque ha sfiorato il 90% nel Pescarese, si è attestato sul 75% nell'Aquilano e nel Chietino, con un paio di punti in meno nel Teramano. Nel complesso, alle primarie sono andate a votare quasi 42mila persone, 10mila in meno rispetto all'8 dicembre, quando si doveva scegliere il nuovo segretario nazionale. Il dato positivo è che a Pescara e provincia i vitanti sono stati 14.700 e nel solo capoluogo 8.700, quasi tremila in più di tre mesi fa. In tempo reale, qualche minuto dopo aver avuto la certezza di aver staccato il pass per la "finale", D'Alfonso ha convocato la conferenza stampa per stamane nella sede del comitato elettorale in via dei Marrucini. L'incontro odierno ha anche un titolo che più dalfonsiano non si può "Regione ovunque brucia in partenza l'antipolitica". Chiaro riferimento al Movimento 5 Stelle che l'ha attaccato nel weekend prima con la candidata sindaco di Pescara Enrica Sabatini e ieri col deputato Gianluca Vacca. Se la giovane Sabatini aveva bollato come «primarie farsa» quelle appena concluse, il più maturo Vacca ha affondato senza pietà: «Non avevamo dubbi che il Pd calasse le braghe all'emblema della cattiva politica e a una delle figure più discusse della politica italiana, uno che deve ancora regolare i suoi conti con la giustizia. Non avevamo i dubbi che il Pd vendesse l'anima al diavolo per provare l'ennesimo disperato tentativo di non perdere le elezioni, pur sapendo di correre il rischio di tornare alle urne tra un anno circa a causa delle vicende giudiziarie di D'Alfonso. Certo, ora la credibilità di questo ex partito, ora comitato di affari, è nulla, e il Pd non potrà mai più parlare di legalità e moralità senza essere spernacchiato da tutti gli abruzzesi». Ma intanto D’Alfonso brinda, e nel calice dolcissimo del trionfo annunciato le bollicine impazzano.

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