ROMA Cento euro in più in busta paga a chi guadagna 1.500 euro netti al mese. Matteo Renzi va dritto per la sua strada. Il taglio del cuneo fiscale andrà a vantaggio soprattutto, se non quasi esclusivamente, dei lavoratori con il taglio dell’Irpef. I cento euro terranno conto anche dei soldi in busta paga che i lavoratori già hanno iniziato ad incassare grazie alla manovra del governo Letta. In quel caso il beneficio massimo, 230 euro l’anno, si otteneva tuttavia a 15 mila euro di reddito lordo l’anno. Renzi, invece, vuol fare in modo che i 100 euro complessivi in più in busta paga arrivino a chi guadagna fino a 25 mila euro lordi, che al netto fanno appunto 1.500 euro al mese. La via maestra per raggiungere questo risultato sarà quella di aumentare le detrazioni per il lavoro dipendente. Quanto costerà? A regime, come ha confermato Renzi, 10 miliardi di euro l’anno. Quest’anno, tuttavia, le coperture potranno essere anche inferiori. Il primo trimestre del 2014 è praticamente andato, e per ogni mese che passa senza che la misura sia stata introdotta lo Stato risparmia più di 800 milioni di euro. A conti fatti, dunque, il costo complessivo almeno per il primo anno non dovrebbe superare i 7,5 miliardi.
LE IMPRESE
Questo dovrebbe dare la possibilità a Renzi di dare, come lui stesso ha spiegato ieri sera, «un primo segnale alle imprese». Sul tavolo ci sarebbe ancora la possibilità di garantire il taglio del 10% dell’Irap sul costo del lavoro, una misura che costerebbe circa 2,3 miliardi di euro. Anche per il sistema produttivo nell’impostazione del governo, vale il ragionamento fatto per i lavoratori. Le cifre che l’esecutivo metterà a disposizione si andranno a sommare a quelle già stanziate dai governi precedenti. Secondo l’Istat tra sostegno alla crescita e taglio del cuneo, il mondo delle imprese ha già un beneficio di 2,6 miliardi per il 2014. Se Renzi confermerà la volontà di aggiungere gli altri 2,3 miliardi dell’Irap la riduzione totale in corso d’anno sfiorerà comunque i 5 miliardi di euro. Ieri durante la trasmissione «Che Tempo che fa» il premier non ha mancato di scoccare una frecciatina verso Confindustria, sostenendo che difficilmente chi guadagna 1.200-1.300 euro al mese lascerà in cassaforte i 100 euro in più. Per Renzi, insomma, mettere più soldi in busta paga è il miglior modo per far ripartire l’economia e anche la produzione industriale. Se non avranno molti soldi in questo primo giro, le imprese otterranno però quelle riforme e quelle semplificazioni, soprattutto fiscali, che chiedono ormai da moltissimo tempo. Compreso l’avvio della riforma della giustizia, a cominciare da quella civile.
FISCO AMICO
Sul versante del Fisco ci sono in arrivo novità anche per i contribuenti onesti. Renzi ha confermato la volontà di avviare subito il progetto per mandare direttamente a casa dei lavoratori dipendenti la dichiarazione fiscale precompilata. Una misura che almeno in una prima fase potrebbe essere sperimentata solo per i dipendenti pubblici.
Resta il nodo delle risorse necessarie a coprire gli sgravi. Una buona parte dei soldi, circa 4 miliardi di euro, dovrebbe arrivare dalla spending review del commissario Carlo Cottarelli che in settimana presenterà il risultato del suo lavoro. Altri 3 miliardi di euro sarebbero stati messi in conto alla voce «dividendo spread», il risparmio sui tassi di interesse dovuto al calo del differenziale tra i titoli di Stato italiani e i bund tedeschi. La parte restante dei soldi dovrebbe arrivare dal rientro dei capitali dalla Svizzera grazie alla «voluntary disclosure».
Questo è il passaggio considerato più delicato. Si tratta di risorse una tantum che, almeno in teoria, non potrebbero essere destinate ad una riduzione strutturale delle tasse. L’Europa potrebbe accendere un faro. Ed è proprio a Bruxelles che ora il governo guarda con una certa attenzione e una certa apprensione. Oggi e domani il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sarà impegnato con i partner comunitari per l’Eurogruppo e l’Ecofin. L’agenda prevede che si parli di Cipro, Grecia e dei prossimi passi dell’unione bancaria. Ma non è escluso che negli incontri con il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e con i altri membri della Commissione, si faccia anche un passaggio sui programmi economici del governo Renzi e sul pacchetto di misure che intende approvare. Il premier, comunque, ha ribadito che l’Italia non sforerà il tetto del 3 per cento, anche se ha definito la regola sul deficit «antiquata».