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Pescara, 25/11/2024
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Data: 11/03/2014
Testata giornalistica: Il Centro
D’Alfonso dice no a Ombrina mare «Per me non esiste». Sanità, infrastrutture, trasparenza: l’ex sindaco parla già da presidente. Rifondazione: è come Berlusconi

PESCARA Il giorno dopo la vittoria alle primarie, Luciano D’Alfonso è, se possibile, più ecumenico del solito: aperto («sono pronto ad accogliere suggerimenti»); propositivo («ecco le mie priorità»); comprensivo («mai dichiarato guerra a una persona»), il candidato del centrosinistra alla Regione parla già da governatore. Non ha ancora la lista degli assessori (aspetta chiaramente i risultati del voto, perché gli assessori, tranne uno, dovrà sceglierli per forza tra gli eletti), ma sa già cosa farà la mattina dopo il voto: «Il 26 maggio mi raccoglierò in preghiera sulla tomba di un abruzzese speciale, Emilio Mattucci, il primo presidente che ha firmato una legge di programmazione regionale». Promette di formare una squadra di collaboratori selezionati tra il meglio che offre l’Abruzzo («non vogliamo essere un incubatore di esterofilie»). Per esempio ha già chiesto a Vincenzo Di Nicola, l’ingegnere che ha venduto la sua app Gopago a Amazon, se «se la sente di darci una mano». Poi, immagina alleanze a nord del Tronto e a sud del Trigno, con Marche, Umbria, Molise, Puglia. E già pensa di invitare in Abruzzo il presidente della Croazia. D’Alfonso sottovaluta l’avversario? Piuttosto non lo nomina mai. Per lui la stagione Chiodi è chiusa, e solo perché sollecitato, si convince a parlare di questione morale e degli ultimi scandali («fatti individuali relativi alla condotta di alcuni eletti»), non senza aver accennato al «superlavoro» che ha impegnato i suoi «denuncianti», a causa dei quali ha un paio di procedimenti aperti: la Mare-Monti e l’appello di Homework, come ha ricordato ieri, stupendosene, il quotidiano La Stampa. Dunque, il candidato del centrosinistra promette, a proposito dei rimborsi, di prevedere meccanismi che «riducano al minimo la discrezionalità», e di farsi carico «sul piano delle regole» di evitare che ci possano essere «circostanze che producano una diminuzione della lucentezza dell’attività amministrativa». Come dire: massima trasparenza. Quanto al programma di governo, D’Alfonso prende subito di petto la questione energetica: «Ombrina mare non esiste. Sono pronto a litigare anche con il governo perché io alle bellezze dell'Abruzzo non ci rinuncio». Sulla sanità promette di uscire dalla logica della «rieducazione contabile» di Chiodi. La Regione è piccola, 1 milione 320mila abitanti, e può permettersi di «coccolare i suoi cittadini» assicurando loro le cure necessarie senza sottoporli a lunghe e dolorose attese. «Va creato un unico sportello sanitario», e «bisogna de-ospedalizzare e consegnare più cure al territorio, togliere le signorie della politica, abolire tutti i duplicati di specialistica, perché non bisogna portare tutto dappertutto, e far lavorare i macchinari negli ospedali h24 cercando una nuova contrattazione con gli addetti». Vendita degli alloggi popolari e interventi nell’area del cratere (con attenzione per la sismicità di Sulmona) sono gli altri punti del programma. Rispetto alle infrastrutture, D’Alfonso segnala come prima opera da realizzare la fondovalle Sangro, «che attende da 40 anni». Attenzione anche ai trasporti su gomma «perché non è accettabile che gli studenti su certe tratte viaggino sempre in piedi». E poi c’è la questione delle ferrovie, e la partita aeroportuale. E i soldi per gli interventi? Se vinceremo le elezioni, dice D’Alfonso, «ci faremo fare i conti precisi dalla Ragioneria dello Stato e faremo una legge obbiettivo per le coperture. Ma per i soldi, serve anche il dialogo con lo Stato e l'Europa». Con chi governerà la Regione? Certamente con Sel e Idv, che hanno partecipato alle primarie, non con Rifondazione che ieri è tornata ad attaccare l’ex sindaco: «È tipicamente berlusconiano pensare che il voto delle primarie cancelli le questioni che rendono inopportuna la candidatura di Luciano D'Alfonso», dice il segretario regionale Marco Fars, «tra cui ricordiamo quella non secondaria che un'eventuale condanna in appello riporterebbe al voto la Regione dopo pochi mesi». Rifondazione fa cartello dunque con i 5 Stelle, i quali ieri hanno polemizzato ferocemente con il capogruppo Pd in Regione Camillo D’Alessandro, per una battuta su facebook ritenuta offensiva nei confronti del deputato Gianluca Vacca. Ma sono solo gli inizi.

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