L’AQUILA Con 67 voti a favore su 82 votanti Gianni Di Cesare è stato confermato segretario generale della Cgil Abruzzo. Ad eleggerlo è stato il nuovo direttivo, al termine del XVII Congresso del sindacato tenutosi ieri e venerdì a L’Aquila. Di Cesare è in carica da sei anni, per statuto l’incarico non può durare più di otto anni, per cui presto si tornerà a votare. “Il lavoro decide il futuro” è il nome del documento che ha indicato la strada al congresso, dal quale è emerso un concetto chiaro: il futuro è l’Europa. Lo ha spiegato ampiamente proprio il segretario generale Di Cesare nella relazione che ha aperto il Congresso: «Le organizzazioni sindacali devono contribuire al progetto degli “Stati Uniti d’Europa” e tra aprile e maggio ci si offre la possibilità di riprendere il cammino verso un’Europa sociale a partire dalla richiesta di esigibilità all’Unione Europea della Carta dei diritti fondamentali (Carta di Nizza)». L’Europa è l’unico orizzonte possibile, nel quale ripensare un futuro che non sia di austerità. Per farlo, occorre prepararsi adeguatamente al voto di maggio, ribadisce la Cgil, e per questo si prevedono momenti di mobilitazione. Il 4 aprile la Cgil sarà a Bruxelles per manifestare e sostenere il Piano Straordinario Europeo per una occupazione stabile. «Alla mobilitazione dobbiamo arrivare con tanti piccoli momenti di lotta e mobilitazione coordinati a livello europeo. La situazione è ben più grave di quella che ci viene descritta, ed è necessario passare subito alla crescita» così Walter Cerfeda, segretario del sindacato europeo. «Dobbiamo continuare ad insistere sul matrimonio tra qualità delle imprese e qualità del lavoro, senza inseguire le deludenti ricette liberiste», ha spiegato. «Dobbiamo sfidare con coraggio il cambiamento, consapevoli che le aree economicamente più ricche e competitive sono quelle dove c’è una forte contrattazione e coesione sociale». In questa situazione però l’Abruzzo è sempre in difficoltà, come ricordano i dati enunciati dal segretario regionale Sandro Giovarruscio: «In Abruzzo la domanda interna è molto debole, e anche quando l’esportazione va bene non c’è equilibrio. La domanda è tanto debole perché in cinque anni gli stipendi si sono ridotti di 500 milioni di euro, per effetto della cassa integrazione. Le pensioni abruzzesi sono in media di 620 euro mensili e il reddito pro capite è più basso di quello lombardo di meno di un terzo». Per pensare un futuro possibile nessuno può andare avanti da solo, e ne è convinto il segretario nazionale della Cgil, Vincenzo Scudiere: «Il territorio colpito dal terremoto vive la crisi in maniera pesante, e tutti i settori del territorio sono coinvolti. Bisogna inserire la situazione nell’ambito nazionale, la ricostruzione deve essere da esempio al Paese e può rilanciare l’economia del territorio».