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Data: 23/03/2014
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Taglio stipendi manager, bufera sulle frasi di Moretti. Lupi: «Vada pure via». Ma Fabrizio Barca e Cesare Romiti lo difendono: «Ha eredita una azienda in rosso e l’ha salvata».

Effetto «spending review» e tagli agli stipendi dei manager pubblici continuano a far discutere, soprattutto dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti - «Lo Stato taglia gli stipendi? Vado via» - che hanno scatenato una ridda di polemiche. Politici, sindacalisti e imprenditori si dividono sulle parole dell’ad di Ferrovie. Interviene il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, «siamo in un mercato libero e credo che se Moretti ha altre offerte, se vuole andare alle Ferrovie tedesche, lo può fare tranquillamente». Non sembra d’accordo Fabrizio Barca, ex ministro per la Coesione territoriale nel governo Monti, che, sia in una intervista tv durante la puntata di «Otto e mezzo» su La7 che via Twitter, si dice contrario al taglio degli stipendi dei manager pubblici voluto da Matteo Renzi: «Primo. Non è uno stipendio pubblico, che ha già un tetto, riducibile. É stipendio di manager di azienda pubblica. Secondo - cinguetta Barca - “É il capitalismo bellezza” a cui abbiamo permesso, lei e io, di aprire questi ventagli salariali. Terzo. Capiamoci bene. Chi monta canizza è perché vuole privatizzare FFSS. Così poi l’ad prenderà 2 milioni. Chiaro? ». Per Cesare Romiti, ex leader della Fiat e della holding Hdp, «ha ragione Mauro Moretti a dire che se gli tagliano lo stipendio di 850mila euro annui, se ne va all’estero. Moretti ha ereditato un’azienda in rosso e l’ha riportata in utile dunque si merita ciò che guadagna». Romiti aggiunge: «Dal punto di vista teorico, Renzi potrebbe anche avere ragione, ma escludo che la via giusta sia quella dei tagli indiscriminati».

«Piuttosto pensi ai pendolari»

Non ci sta l’euro parlamentare Guido Milana, Pd, membro della Commissione Trasporti: «Invece di preoccuparsi di difendere il suo stipendio, Moretti pensi ai pendolari ed investa nel trasporto locale - dice Milana - Piuttosto che lasciarsi andare a toni trionfalistici vantandosi di aver conseguito un attivo di bilancio con il sistema delle frecce, Moretti farebbe meglio a spendere i soldi risparmiati per migliorare il trasporto locale. Tenere congelate le risorse con cui si potrebbero acquistare nuovi treni per 450 milioni è un virtuosismo senza senso». Rincara la dose - sempre via Twitter - Fabrizio Cicchitto, Nuovo Centro Destra: «Moretti ha pisciato fuori dal vaso. Forse come talora capita il water del Frecciarossa era rotto». Preferisce non commentare le parole di Moretti, invece, la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che però sottolinea: «Un tetto agli stipendi dei manager ci vuole, non c’è dubbio»: «Non intendo discutere delle retribuzioni dei singoli - ha concluso Camusso a margine del forum di Confcommercio a Cernobbio - noto che in questi anni sono progressivamente diminuite le retribuzioni dei lavoratori e si è alzato il valore delle retribuzioni degli alti manager».

Il paragone con Santoro

In una intervista al Corriere, l’ad Mauro Moretti ha ribattuto: «Ma se io guadagno meno di Santoro», «sono cose che ho già detto altre volte: nulla di nuovo», i sacrifici richiesti a tutti, «io li ho già fatti. Il mio stipendio è già stato tagliato del 50%»: «Non mi sono mai lamentato - aggiunge Moretti - però faccio notare che prendo la metà del mio predecessore che ha lasciato due miliardi di perdite mentre io le Ferrovie le ho riportate in utile: 450 milioni di utile». Un paragone che non è piaciuto al deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi: «Il paragone fatto da Mauro Moretti con Michele Santoro sulla questione dello stipendio è improponibile: che c’entra un manager pubblico con un grande professionista che opera nel settore privato?». Anzaldi ha poi concluso: «Moretti stia sereno: così come Santoro si è inventato un nuovo spazio sul mercato dopo il benservito della tv pubblica, se l’Ad delle Ferrovie pensa di lasciare dopo i risultati raggiunti, non avrà nulla da temere nel trovare una nuova sfida manageriale».

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