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Pescara, 24/11/2024
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Data: 24/03/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Della Valle contro Moretti: se ne vada. Duro attacco del patron di Tod’s, socio della società ferroviaria Ntv. E Renzi conferma: non mollo, serve giustizia sociale

ROMA Non accenna a placarsi la polemica sui compensi dei manager pubblici innescata dalle dichiarazioni dell'amministratore delegato di Ferrovie Mauro Moretti. La nuova bordate, dopo le critiche aspre del primo giorno, piovute da sindacati, partiti e associazioni di consumatori, viene da Diego Della Valle, patron della Tod's e socio di Ntv, concorrente diretto dell'ex monopolista ferroviario, che chiede a Moretti di «andarsene a casa». Un attacco seguito, in serata, da un nuovo intervento del premier che, durante una intervista al Tg1 ribadisce la sua intenzione di tagliare gli stipendi d’oro ai boiardi di Stato: «Resisteranno a parole» dice dei manager, «ma poi ovviamente è naturale che le cose cambino: non è possibile che l'amministratore delegato di una società guadagni mille volte in più dell'ultimo operaio. Quando c’era Adriano Olivetti il rapporto era di 1 a 10, torniamo a un principio di giustizia sociale – sottolinea – dare un po’ meno a chi guadagna milioni e rimettere in moto l’economia e il ceto medio. Noi non molliamo». Pesanti le parole di Della Valle su Moretti, frasi che non possono non richiamare la “guerra” che fin dall'esordio di Ntv ha caratterizzato la competizione sulle rotaie. «Se Moretti avesse il coraggio e la dignità di andarsene - ha detto Della Valle - troverebbe milioni di italiani pronti ad accompagnarlo a casa: sono tutti i viaggiatori costretti a viaggiare con tanti disagi sui treni delle ferrovie italiane, costretti a subire ritardi ingiustificati, a viaggiare su treni vecchi, a usare stazioni decrepite e poco sicure, senza nessun rispetto per la loro dignità. Spetta a loro, infatti, il diritto di giudicare come le Ferrovie dello Stato sono gestite». E non basta. Per l'imprenditore marchigiano «è ora di alzare il velo sulle Ferrovie dello Stato e su Moretti, per capire perché la politica è succube di questo signore». Bisogna «fare chiarezza su tutti i rapporti che intercorrono fra le Ferrovie, Moretti e i politici che, tranne qualche rara eccezione, sono completamente appiattiti su di lui, permettendogli di fare tutto quello che vuole». Se si vuole davvero cambiare il Paese, afferma, «e riportare al centro dell'attenzione gli interessi e i bisogni dei cittadini e non quelli delle vecchie corporazioni, gente come Moretti deve essere mandata a casa subito e con determinazione». Un «consiglio» (anche se «lui fa sempre di testa sua») a Moretti lo da invece Guglielmo Epifani. «Si deve tagliare lo stipendio» e «non dia soddisfazione ai tanti che non lo vogliono più a guida delle Fs». Perché - secondo l'ex segretario di Pd e Cgil - «il suo valore sul mercato è alto, ma la domanda che arriva dal Paese è di sobrietà e anche chi ha grandi responsabilità deve sottostarvi». Un distinguo fra manager e un sostegno all'amministratore delegato di Fs arriva invece da Pierferdinando Casini: «Uno Stato che non sa distinguere fra lo stipendio di Moretti, che ha fatto un ottimo lavoro, e quello di decine di dirigenti nullafacenti di società pubbliche - dice - è uno Stato che non potrà mai riformarsi seriamente. Evitiamo roghi e falò, cacciamo gli incapaci e teniamo i dirigenti preparati». Della necessità di ridurre «la forbice fra le retribuzioni dei manager e quelle dei lavoratori» parla invece la leader Cgil Susanna Camusso: un divario «davvero incomprensile» che indica la necessità di «una stagione di maggior equilibrio». «Sacrosanto» sarebbe un tetto ai compensi dei manager pubblici per l'associazione di consumatori Adusbef, che però non risparmia ironia neanche a Della Valle: «Non lo abbiamo mai incontrato su quei treni fatiscenti» accusa, e «solo oggi si erge a peloso paladino dei pendolari».

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